Lo spettacolo inizia non appena si mette piede in sala, con il pubblico che prende lentamente posto in platea e balconata. Accolti dalle videoproiezioni di Claudio Cianfoni, Marco Tursi e Andrea Paolini che trasformano la sala di Via Nazionale in Time Square, lo spettatore viene immerso in un’esperienza avvolgente all’interno del mondo dei Media, veri protagonisti dello spettacolo.
Scorrono sulle balconate notizie che portano avanti ed indietro nel tempo: dall’incarcerazione del presentatore Tortora all’assoluzione di Mastella; dall’elezione di Trump con annesso Russiangate alle dimissioni del Presidente Nixon; dalla condanna a morte di Sacco e Vanzetti alla condanna di Rudy Guede per l’omicidio di Meredith Kercher passando per l’omicidio di Avetrana con gli sms di Sabrina al padre fino agli scandali sessuali di Clinton con Monica Lewinsky. Sul palco dominato da una struttura sospesa di due cubi incastonati l’uno nell’altro, un uomo seduto di spalle con il capo coperto da un Kippah rosso, attende paziente che tale tempesta mediatica si attenui.
Uno psichiatra viene accusato di omofobia e finisce nella gogna mediatica causa refuso o errore di battitura, per aver definito l’omosessualità come “un’aberrazione” invece che “un adattamento”. Da qui, il commediografo Premio Pulitzer David Mamet (nuovamente protagonista sul palco dell’Eliseo dopo aver inaugurato la scorsa stagione con Americani – Glengarry Glen Ross e American Buffalo) costruisce un dramma kafkiano dove in un susseguirsi di duelli verbali costruiti come “riprese” di un incontro di boxe (la stessa scenografia essenziale e pulita di Tommaso Ferraresi ricorda un ‘ring’) si scontrano pragmatismo e principi, scelte pubbliche e ripercussioni private. In una storia di continui ribaltamenti di posizioni, dove il carnefice diventa vittima e quest’ultima mostro da sbattere in prima pagina per dare da mangiare ad un pubblico famelico, Il penitente mette in scena una «società che reclama il sacrificio di integrità, dove tutto è sottosopra – racconta il regista ed interprete Luca Barbareschi – e l’assenza di etica governa un mondo capovolto».
Se lo spettacolo convince per la messa in scena, creando un’esperienza sensoriale a 360° per il pubblico in sala, più chiaroscurale risultano le interpretazioni. Se Duccio Camerini, breve ma intensa la sua apparizione, risulta il più convincente, Massimo Reale funzionale e Lunetta Savino maggiormente a suo agio rispetto a ruoli più leggeri visti in precedenza, è lo stesso Barbareschi a risultare il meno convincente della brigata. Se il lavoro sulla postura, leggermente ingobbito e le spalle chiuse su se stesse, trasmettono bene il peso psicologico e fisico a cui il “penitente” è sottoposto dalla violenza della gogna mediatica, meno persuasiva risulta l’interpretazione, macchiata da incertezze e pause apparse per lui inusuali.
La sensazione è di uno spettacolo che promette ma non mantiene; si pone un obiettivo senza centrarlo a pieno.
Titolo | Il penitente |
Autore | David Mamet |
Adattamento | Luca Barbareschi |
Regia | Luca Barbareschi |
Musiche | Marco Zurzolo |
Scene | Tommaso Ferraresi |
Costumi | Anna Coluccia |
Suono | Hubert Westkemper |
Luci | Iuraj Saleri |
Interpreti | Luca Barbareschi, Lunetta Savino, Massimo Reale, Duccio Camerini |
Durata | 90' |
Produzione | Fondazione Campania dei Festival, Napoli Teatro Fesival Italia, Teatro Eliseo |
Ideazione e regia teaser video | Claudio Cianfoni, Marco Tursi, Andrea Paolini |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | dal 7 al 26 Novembre 2017, Teatro Eliseo di Roma |
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