Marco D'Amore e Tonino Taiuti in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

Marco D’Amore e Tonino Taiuti in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

American Buffalo” di David Mamet parla napoletano al Piccolo Eliseo di Roma. Dalle periferie americane, in cui il premio Pulitzer aveva scelto di ambientare la storia, arriva fin dentro al cuore di Napoli grazie all’adattamento di Maurizio de Giovanni e alla regia di Marco D’Amore.

Siamo all’interno di una delle “puteche” (le botteghe in dialetto napoletano) che si possono ancora oggi trovare nel capoluogo campano. Un interno fatto di cianfrusaglie, di oggetti accatastati senza logica, di aggeggi dall’indubbia utilità e dalla difficile decifrazione. Un disordine nel quale si muovono i tre protagonisti Donato Russo, detto “Don” (Tonino Taiuti), proprietario della bottega, appassionato dell’America e di tutto ciò che è americano, Roberto (Vincenzo Nemolato), un ragazzo disadattato e sempliciotto al quale Don è molto legato e che considera come un figlio, e ‘O professore (Marco D’Amore), personaggio sornione e infido, dedito all’alcol e alla menzogna e dalla personalità ambigua.

Marco D'Amore e Vincenzo Semolato in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

Marco D’Amore e Vincenzo Semolato in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

I tre mettono in scena la storia di un fallimento annunciato, di un destino al quale è impossibile opporsi e che li travolgerà. Tutto inizia quando Don scopre di aver venduto a un avventore un vecchio nichelino (appunto l’American Buffalo) per un prezzo che sembrerebbe di gran lunga inferiore rispetto al suo reale valore. Per questo, coinvolgendo in un primo momento il giovane Roberto, salvo poi sostituirlo con il più opportunista ‘O professore, organizza un piano per derubare l’uomo. La messa a punto del progetto criminale è un susseguirsi di domande e ipotesi, di congetture e non detti, di mezze astuzie e di mancanza di fiducia che porterà a coinvolgere anche una quarta figura che, senza comparire mai in scena, in una sorta di aspettando Godot in salsa napoletana, finirà per mandare all’aria il colpo.

Marco D'Amore in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

Marco D’Amore in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

Questo “American Buffalo” è un racconto vigoroso, con qualche piccola lentezza da rodare ma costruito su basi robuste: su una scena (di Carmine Guarino), ricca di dettagli ma non opprimente e illuminata da luci discrete ma funzionali (di Marco Ghidelli); sulla prova attoriale generosa e senza sbavature dei tre bravi attori (un Don/Taiuti in bilico tra cuore e portafogli; un Roberto/Nemolato un po’ scemo del villaggio, un po’ ragazzo difficile e sbandato; un ’O professore/D’Amore balbuziente e diffidente che semina il dubbio per trarne vantaggio). E infine su una regia che non lascia nulla al caso e che muove la storia con fili invisibili, senza eccessi né forzature.

TitoloAmerican Buffalo
AutoreDavid Mamet
AdattamentoMaurizio de Giovanni
RegiaMarco D’Amore
SceneCarmine Guarino
CostumiLaurianne Scimemi
SuonoRaffaele Bassetti
LuciMarco Ghidelli
InterpretiMarco D’Amore con Tonino Taiuti e Vincenzo Nemolato
Durata90'
ProduzioneELISEO – Teatro Nazionale dal 1918
Anno2016
Applausi del pubblicoFragorosi
In scenaAl Teatro Piccolo Eliseo di Roma fino al 23 ottobre 2016