Esperimento di critica trans-cinematografica.

Oggetto: “Nymphomaniac”.

Primo step: critica pregiudiziale.

Non i soliti pregiudizi di appartenenza: destra o sinistra, omo o etero, chic o cheap. Si giudica il film senza vederlo, ma analizzando un elemento che in qualche modo lo contraddistingua. In questo caso il manifesto. Attraente, ben fatto, graficamente pulito ed efficace: sotto un logo stilizzato, due parentesi tonde che evidentemente rappresentano l’organo genitale femminile, sono riprodotte nove caselle in fila per tre, al cui interno viene rappresentato il volto degli attori colto all’acme del piacere. Le espressioni differiscono l’una dall’altra e dipingono il carattere dei personaggi: Stellan Skargaard non ha sentimenti, il piacere brutale, la donna è solo uno strumento per raggiungerlo. Shia Labeouf fuma una sigaretta, sesso come necessità, ipercinetico, insoddisfatto, nevrotico fa quello che deve fare, senza passione, per sopravvivere. Uma Thurman sogna; non è il godimento urlato, liberatorio, è estasi, sentimento, vita; niente di materiale, orgasmo come puro spirito, rappresentazione divina.
Ma attenzione: finiti i ritratti del climax arriva come una sciabolata, prima del casting, una scritta che rivela l’antilirismo poetico di Lars Von Trier: “Forget about Love”. Scordatevi dell’amore. Scordatevi di tutte le immagini con cui vi hanno bombardato e liquefatto il cervello: i tramonti sul mare, i baci perugina, il romanticismo da operetta, le chiacchiere sull’amore, le eterne promesse, il cuore, gli occhi languidi. Tutta paccottiglia. Scordatevi dell’amore come ingenuamente e forse furbescamente lo avete sempre pensato.
Questo è il vero amore: l’orgasmo. Non esiste nient’altro. E se qualcuno ve li fa provare, tenetevelo stretto.