Didascalie, battute, accenti gravi e acuti. È il “Natale in casa Cupiello” riletto da Antonio Latella che dispone gli attori in piedi, uno accanto all’altro, sul proscenio, vestiti con abiti “moderni” e con gli occhi bendati. A mano a mano che i personaggi si animano, le mascherine cadono e il primo atto, forse il più famoso della ancor più nota commedia di Eduardo De Filippo, si materializza senza nulla togliere alla versione originale. Rivediamo il risveglio di Lucariello, i battibecchi con la moglie Concetta e il figlio Tommasino, detto Nennillo, che rifiuta di compiacere il padre e il suo presepe e che offende lo zio Pasqualino vendendosi il cappotto e rendendolo vittima di angherie varie. E poi c’è anche l’arrivo di Ninuccia, la figlia data in sposa a un uomo ricco, Nicola, ma che la donna non ama più e che vorrebbe lasciare per Vittorio Elia del quale è innamorata.
Latella riesce a far passare, nonostante la staticità che volutamente caratterizza questo primo atto, la bellezza del testo senza far rimpiangere la classica messinscena: alle spalle degli attori, infatti, un’unica grande stella cometa fatta da fiori gialli e che si leverà verso l’alto, come un sipario, per introdurre nel secondo atto che, forse, tra i tre, è quello più interessante oltre che drammaturgicamente più completo. Qui la compagnia spazia sul palco muovendosi lungo la sua profondità,in netto contrasto con la quasi immobilità della prima parte.
A troneggiare un carro funebre, simbolicamente trascinato da Concetta, all’interno del quale si stipano piano piano tutti i personaggi di quel presepe distrutto dall’ira di Ninuccia e che una voce fuori campo del vero Eduardo riporta a più riprese al centro della scena: «Mo miettete a fa o’ presepio n’ata vota!». Un presepe infine che si ricompone nella forma più tragica nel terzo e ultimo atto dove Lucariello, stanco e malato, è disteso, nudo, in una mangiatoia. E mentre dall’alto scende l’arcangelo Raffaele, alato, accanto a lui da un lato una Concetta-Madonna-suora e dall’altro il dottore che svela la tragica sorte di Lucariello; ai suoi piedi c’è Tommasino ormai affranto che all’ennesima domanda del padre «te piace o’ presepio?», risponde distrutto «sì». E con un estremo gesto lo soffoca con un cuscino. Il tutto illuminato da una luce caravvaggesca.
La compagnia è capeggiata da Francesco Manetti che intrepreta un Luca Cupiello che nulla ha a che spartire con Eduardo, com’è giusto che sia. E se una nota di rammarico deve esserci in questa versione moderna di Lucariello, riguarda il suo essere soprattutto in alcuni dialoghi con Ninuccia, troppo urlato e arrabbiato là dove De Filippo era maggiormente ironico e ammiccante o semplicemente dimesso e umile. Rabbia che fa perdere quella sfaccettatura teneramente umana che rese grande proprio Eduardo. Di tutt’altro rilievo l’interpretazione di Monica Piseddu (Concetta) la migliore, sempre intensa e di Lino Musillo (Tommasino), mai stonato, gran bella conferma.
L’operazione sofisticata di Antonio Latella celebra a suo modo la grandezza del teatro eduardiano. Non è facile di certo accostarsi ad una versione così rimaneggiata e distante dall’originale, ma è pur vero che discostandosene, Latella restituisce il significato reale di questa commedia “natalizia”: non è il trionfo della famiglia, bensì delle sue contraddizioni, delle ombre e delle nascoste atrocità.
Titolo | Natale in casa Cupiello |
Autore | Eduardo De Filippo |
Regia | Antonio Latella |
Musiche | Franco Visioli |
Scene | Simone Mannino e Simona D’Amico |
Costumi | Fabio Sonnino |
Luci | Simone De Angelis |
Aiuto regia | Brunella Giolivo, Michele Mele |
Interpreti | Francesco Manetti, Monica Piseddu, Lino Musella, Valentina Vacca, Francesco Villano, Michelangelo Dalisi, Leandro Amato, Giuseppe Lanino, Maurizio Rippa, Annibale Pavone, Emilio Vacca, Alessandra Borgia |
Durata | 160' |
Produzione | Teatro di Roma |
Anno | 2014 |
Genere | commedia |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | Fino al 1° gennaio 2015 al Teatro Argentina di Roma |
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