Una donna è seduta su una sedia. Lo sguardo è fisso, sembra perso nel vuoto. I suoi occhi sono cerchiati di nero, il nero del trucco sbavato per le lacrime che scendono giù copiose. Una donna è seduta su una sedia e racconta di “avergli sparato negli occhi”. Di lei non sapremo mai il nome. Sappiamo che è un’insegnante e che ha appena ucciso il marito con un colpo di pistola. Quella donna sul palco è Sabrina Impacciatore: ferma, nella stessa posizione per tutta la durata dello spettacolo. Unico movimento, la lieve contrazione del piede che pare seguire un preciso ritmo, un sottile movimento quasi compulsivo.

In “È stato così” c’è il racconto, quasi in trance, della donna che ripercorre gli episodi della vita che l’hanno portata a uccidere. Dalle note di un pianoforte suonato a quattro mani al primo appuntamento, dal primo distacco inspiegabile all’incontro casuale, dal matrimonio alla nascita della figlia. Su tutto ciò un’ombra di nome Giovanna, sempre presente, mai nascosta: l’unica donna che Alberto, il marito, abbia mai amato e che continua, nonostante la sua famiglia e la famiglia di lei (e per stessa ammissione dell’uomo anche per questo motivo), a frequentare.

La storia, tratta dal romanzo omonimo di Natalia Ginzburg e diretta da Valerio Binasco, si affida completamente all’interpretazione di Sabrina Impacciatore che, faticosamente, la racconta. Ed è faticoso seguire le sue vicissitudini soprattutto per il tono (forse volutamente?) monocorde che rende ogni momento statico, incolore e simile a tutti gli altri, che siano felici o meno. E nonostante un inizio da pugno nello stomaco, il resto diventa un urlo che si perde nel vuoto.

TitoloÈ stato così
AutoreNatalia Ginzburg
RegiaValerio Binasco
MusicheArturo Annecchino
SceneLaura Benzi
CostumiSandra Cardini
LuciLaura Benzi
InterpretiSabrina Impacciatore
ProduzionePierfrancesco Pisani / Parmaconcerti / Teatro della Tosse / Infinito
Anno2012
Generemonologo
In scenafino al 3 febbraio 2013 al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma