Il primo voto non si scorda mai? La matita temperata, le schede da non sovrapporre ma da ripiegare meticolosamente, la segreta intimità della cabina: il voto è come un rituale antico, del quale il silenzioso scrutatore è un sommesso officiante.

Nel 1976 Giorgio Gaber ha cantato “Le elezioni” con lungimirante ironia; trent’anni dopo Samuele Bersani ha descritto l’ipocrita ignavia dello “Scrutatore non votante” che «prepara un viaggio ma non parte», «ha collegato la stampante ma non spedisce mai una lettera». Lo spettacolo “Diario Elettorale” non cita canzoni, mentre fa esplicito riferimento a “La giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino. Anche in questo caso, il protagonista è lui: lo scrutatore. Se il romanzo raccontava un giorno trascorso tra gli elettori ricoverati al Cottolengo, lo spettacolo scritto e interpretato da Mario Migliucci attraversa fra vicende pubbliche e private, più di un ventennio.

Dal 1993 fino ai giorni nostri, mediante i certificati elettorali scrupolosamente collezionati, si sfoglia la storia politica dell’Italia contemporanea: ascese e cadute, quesiti referendari più o meno improbabili, compagini partitiche dalla vita breve, carambole di facce che cambiano sempre per non cambiare mai. Ci sono elezioni passate che sembrano essersi tenute l’altro ieri ed altre, più recenti, che paiono già lontane anni luce. Non c’è pedanteria né populismo nello sguardo del protagonista: senza fare nomi, allude alle contorte vicissitudini italiane con un distacco che è insieme nostalgico e divertito, passando da uno spezzone cinematografico a un ricordo delle vacanze al mare. Non sono il senso civico o le appartenenze politiche: c’è qualcosa di più forte, che spinge ogni volta lo scrutatore a recarsi al seggio. È l’amore: la speranza di poter ritrovare un giorno la bella scrutatrice incontrata durante una consultazione elettorale e mai più rivista. Il nostro scrutatore, timido e “sfigato” nel suo completo marrone, non ha avuto il coraggio di farsi avanti al momento giusto con la misteriosa Donatella: nel tempo, ha fatto di lei un’amica immaginaria e un amore ideale.

Il testo, all’apparenza semplice e quasi impalpabile, è costruito come un flusso di coscienza: inconcludente come il protagonista. Migliucci padroneggia ogni battuta del monologo, ne esalta la comicità svagata e le uscite spiazzanti; interpreta una parte che gli calza alla perfezione, anche lasciando intendere un’ispirazione autobiografica. Accanto a lui c’è Mariaclara Verdelli, che suggerisce, soltanto con le espressioni del volto e la musica del violoncello, la presenza-assenza di Donatella.

«Chi finge l’amore, crea l’amore». Se questo vale anche per la democrazia, forse non è così importante sapere se possa realizzarsi veramente: ciò che conta davvero è non farne un alibi di inerzia, ma un ideale stimolo ad agire, a creare.

TitoloDiario Elettorale
AutoreMario Migliucci
Musichemusiche dal vivo Mariaclara Verdelli
LuciAdalia Caroli
InterpretiMario Migliucci
Durata70'
ProduzioneTerre Vivaci
Ideazione e regia teaser videocontributi video Gianluca D’Apuzzo
Applausi del pubblicoRipetuti
In scenadal 26 al 29 maggio 2016 al Teatro Studio uno - Sala Specchi - Via Carlo della Rocca, 6 - Roma