Sul palcoscenico del Teatro Palladium Salvatore Striano è in scena con “Sasà dentro l’avventura”, spettacolo scritto e diretto da Fabio Cavalli e prodotto dal Centro Studi Enrico Maria Salerno. La rappresentazione apre le quattro giornate del Festival Made in Jail – Carcere e Cultura, promosso dal Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università degli studi Roma Tre.

La storia che Sasà Striano ha portato in scena è la sua personale avventura, nata nei quartieri spagnoli della controversa Napoli e passata per gli anni di carcere trascorsi tra la Spagna e Rebibbia. Sono anni duri quelli che Striano racconta emozionato, segnati dalla sofferenza e dal dolore che proviene dalla consapevolezza di non essere nato in un contesto sociale privilegiato. Le persone che passano anni della loro vita a fare la spola tra una cella e i quartieri malavitosi da cui provengono – racconta Sasà -sono «i detenuti poveri», coloro cioè che non hanno strumenti a disposizione per riscattarsi socialmente. L’arte può svolgere un ruolo fondamentale nel riacquisto della fiducia in se stessi e può fare da ponte verso un mondo esterno che a fatica, offre opportunità di lavoro, e che è contraddistinto dalla corruzione; fatto, quest’ultimo, divenuto tratto culturale del nostro Paese, nel quale continuano a essere perpetrate le cattive gestioni di esponenti amministrativi collusi, come quelli indagati nell’operazione romana “Mafia Capitale”. A loro Striano dedica la seconda parte dello spettacolo: al centro dell’attenzione il paragone con i detenuti poveri persi in giri malavitosi, arrestati e sottoposti a interrogatori con strumenti violenti. Ebbene, il confronto con i personaggi della politica corrotti mostra una faccia della medaglia ancora più triste: al governante mafioso non si fanno troppe domande, viene arrestato e si risolve la questione con sanzioni pecuniarie e sgravi penali. Forse, osserva Striano, perché troppe domande farebbero uscire fuori le verità sulle quali si preferisce ancora oggi tacere (il riferimento è, principalmente, alle stragi di Stato irrisolte).

L’avventura dentro cui Sasà fa da guida è fatta di un sogno nato durante gli anni di Rebibbia, quando per uscire dalla solitudine della cella si è avvicinato al teatro del carcere, scoprendo la bellezza nei versi di Shakespeare. Sotto la guida di Fabio Cavalli, Striano porta in scena personaggi come l’Ariel de La Tempesta, Spirito dell’aria. Tradotti i versi in dialetto napoletano, il Sasà-Ariel cerca di liberarsi dal mago Prospero, suo padrone, svolgendo per lui malefatte come il naufragio della nave del Re di Napoli. Per tutto lo svolgimento della commedia shakespeariana, lo spiritello cercherà di riappropriarsi della sua libertà che gli è stata sottratta dalla strega Sycorax con il maleficio dell’albero. E ancora, è magia se bastano un paio di scarpe col tacco a trasformare Striano in una donna dei quartieri spagnoli, omaggio alla madre e alle donne forti che vivono lì. Un one man show, caratterizzato dalla capacità di passare da un personaggio all’altro, che ricorda molto il trasformismo di Massimo Ranieri.

Il Centro Sudi Enrico Maria Salerno, sotto la direzione artistica di Laura Andreini Salerno, svolge dal 1994 attività di promozione culturale e teatrale ed è impegnato dal 2002 nella realizzazione di progetti culturali rivolti ai cittadini detenuti del carcere romano di Rebibbia. In accordo con la Direzione del penitenziario, l’organizzazione si pone, tra i vari obiettivi, quello di “soddisfare un bisogno primario dei detenuti coinvolti, di impiegare energie in palcoscenico per ridurre l’angoscia della vita carceraria e cercare sconosciute potenzialità creative”. Obiettivo questo al quale non si può non riconoscere un alto valore morale e artistico se accompagnato da concrete opportunità di messa in scena dei lavori teatrali delle tre compagnie presenti nel carcere: la Compagnia REPARTO G8 che debutta in teatri esterni (Teatro Argentina, Teatro Quirino Vittorio Gassman), la Compagnia REPARTO G9 (Precauzionale) e la Compagnia REPARTO G12 Alta Sicurezza. Proprio al lavoro di Fabio Cavalli con quest’ultima, Paolo e Vittorio Taviani hanno dedicato nel 2011 “Cesare deve morire”, film vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2012, del David di Donatello 2012, del Nastro d’Argento 2012 e di moltissimi altri premi e riconoscimenti a testimonianza dell’importante lavoro artistico e umano.

AutoreFabio Cavalli
RegiaFabio Cavalli
MusicheFranco Moretti
CostumiPaola Pischedda
InterpretiSasà Striano, accompagnato al pianoforte dal maestro Franco Moretti
ProduzioneCentro Studi Enrico Maria Salerno
OrganizzazioneAlessandro De Nino
GenereMonologo
Applausi del pubblicoRipetuti
In scenaTeatro Palladium, madeinjailfestival.net