The French Dispatch

La locandina

Wes Anderson non si smentisce e con “The French Dispatch” continua con coerenza il suo amore per il cinema. Con un cast infinito realizza un compendio di citazioni, sperimentazioni e riferimenti cinematografici, senza mai trascurare il minimo particolare.

Siamo in Francia dentro una redazione giornalistica guidata da Bill Murray: con tre capitolo distinti Anderson racconta la vita degli archeologi del quotidiano che inseguono sul campo il soggetto che gli è stato assegnato: una contestazione studentesca che volge in idillio, l’indagine di un commissario sulla pista dei rapitori di suo figlio, un artista psicotico e galeotto innamorato della sua secondina, il necrologio di Arthur Howitzer Jr, che ha posato la penna. E l’ultimo numero sarà un’antologia di articoli, i migliori, dedicata a lui.

O lo odi, o lo ami. Anderson non cambia, semmai si moltiplica e dilaga il suo punto di vista da entomologo degli esseri umani, dal particolare dell’etichetta di un brandy fino all’accostamento di colori tra carta da parati e abiti dei protagonisti. Una giravolta di trovate che forse a lungo andare corrono il rischio di annoiare.