Fate come San Tommaso che credeva solo a ciò che vedeva. Per il nuovo film di Lars von Trier è così che ci si deve regolare: andare a toccare con mano quel che hanno detto i critici, per eventualmente smentirlo. Non è vero che sia un film splatter, non è vero che il regista danese si compiaccia del suo e del nostro dolore e non è nemmeno vero che Dillon sia bravo. Qui è bravissimo. Cinque capitoli (ormai Von Trier ama scandire così le storie che dirige) per cinque omicidi che lentamente ma inesorabilmente arrivano ad una conclusione giustamente punitiva.
Il cammino verso l’inferno dantesco che intraprendono i due protagonisti (Jack è accompagnato da Virgilio) è condivisibile e a tratti comprensibile. L’ossessione, la paranoia e l’ansia ci appartengono, quindi tutto considerato (sempre con le dovute proporzioni) “La Casa di Jack” è anche casa nostra. Il film porta alle estreme conseguenze il percorso di autoanalisi che il regista continua nonostante tutto (tra polemiche e dichiarazioni ignobili) a portare avanti. Come dice von Trier: «Per molti anni ho girato film su donne buone, ora ho fatto un film su un uomo malvagio».
Foss’anche solo per godere dell’ultima interpretazione (imperativo categorico è che sia in versione originale) di Bruno Ganz prima della sua morte, “La Casa di Jack” merita di essere visto.
Titolo italiano | La casa di Jack |
Titolo originale | The House That Jack Built |
Regia | Lars von Trier |
Sceneggiatura | Lars von Trier |
Fotografia | Manuel Alberto Claro |
Montaggio | Jacob Schulsinger, Molly Malene Stensgaard |
Scenografia | Simone Grau Roney |
Costumi | Manon Rasmussen |
Cast | Matt Dillon, Bruno Ganz, Uma Thurman, Siobhan Fallon, Sofie Gråbøl, Riley Keough, Jeremy Davies, Ed Speleers, David Bailie, Yu Ji-Tae |
Produzione | Zentropa Entertainments, Copenhagen Film Fund, Danmarks Radio (DR) |
Anno | 2018 |
Nazione | Danimarca, Francia, Germania, Svezia |
Genere | Drammatico |
Durata | 152' |
Distribuzione | Videa |
Uscita | 28 Febbraio 2019 |
Nessun commento