Foglie al vento

Due lavoratori solitari e che lavorano alla giornata si incontrano e si perdono più volte. Il percorso è intralciato dall’alcolismo di lui, da numeri di telefono persi, dal non conoscere nomi o indirizzi reciproci e dalla tendenza generale della vita a porre ostacoli a chi cerca la propria felicità. Senza trascurare l’incessante presenza radiofonica della guerra in Ucraina e la forza della colonna sonora.

Il caso però, come fossero delle foglie spostate a caso dal vento, li farà allontanare fino all’onesta e desiderata felicità finale. Intorno ai due si muove o meglio li osserva la vita e la notte di Helsinki. “Foglie al Vento” scritto, diretto e prodotto dal regista finlandese Aki Kaurismäki è una perla di poesia, delicatezza e sentimento. La classica staticità degli attori di Kaurismäki riesce a far trasparire le singole emozioni con chiarezza e coinvolgimento. Con le foglie mosse dal vento si arriva all’ultimo capitolo della quadrilogia dedicata al proletariato, composta da “Ombre nel paradiso” (1986), “Ariel” (1988) e “La fiammiferaia” (1990).

Il film, una coproduzione finlandese e tedesca, è disseminato di riferimenti cinematografici, tra citazioni di titoli, locandine sparse in diversi locali e riferimenti ad altri film, tra cui “I morti non muoiono” (2019) di Jim Jarmusch, “Breve incontro” (1945) di David Lean e “Luci della ribalta” (1952) di Charlie Chaplin. Il film è stato presentato al Festival di Cannes 2023, vincendo il Premio della giuria, è stata selezionata per i prossimi Academy Awards 2024 ed è in lizza per l’Oscar al miglior film in lingua straniera.