«Ci siamo sentimentalmente attenuti all’insegnamento di Adorno, che commentando il sinfonismo mahaleriano, parlava di quanto fosse artisticamente più rilevante l’ingorgo/intoppo sonoro che a volte si gioca in questo compositore la fluidità del discorso musicale, che invece la spudorata “serenità” cantabile esibita in altri “momenti». Marco Isidori

Dopo quattro anni di assenza dalle scene romane, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa tornano con un adattamento dell’ “Edipo Re” sui generis. L’idea che il regista Marco Isidori ha voluto seguire è dell’utilizzo del testo classico di Sofocle attraverso una personale rilettura e traduzione; nella trasposizione scenica il riferimento invece è a Hölderlin e alle suggestioni nell’Edipo tiranno.

La ricerca è incentrata sull’utilizzo delle parole e del corpo in maniera del tutto disgiunta dai significati. La drammaturgia è lontana dal mito e la coralità diventa l’elemento dominante. Domina la sonorità, quindi il ritmo e l’interruzione del suono delle parole, a volte volutamente costruito su fastidiose interruzioni. Avvalendosi di una scenografia importante nella geometria principale e nei cromatismi, i corpi dei protagonisti e del coro si muovono intorno e all’interno di essa, divenendone parte integrante. Per la scenografia, ideata e realizzata da Daniela Dal Cin (anche costumista), lo spettacolo è stato candidato al premio Ubu 2012, anno nel quale la storica compagnia dei Marcidorjs lo ha portato in scena per la prima volta.

L’immagine che rimane impressa è principalmente quella della torre costruita con cubi che si innalzano dal centro del palcoscenico: è l’idea della gerarchia piramidale del potere; nella città di Tebe Edipo il sovrano si muove al livello più alto e scende in quelli più bassi quando si relaziona con personaggi di rango inferiore (il pastore). Solo Giocasta può occupare il livello più alto quando parla con il marito-figlio e lo fa in forma metallica di crisalide (bella l’armatura creata dalla Del Cin), che le conferisce l’inquietudine del parricidio e dell’incesto.

La base della piramide è abitata da Edipo solo dopo la decisione di privarsi della vista perché, intelligente e con occhi, non ha saputo vedere la verità. Le sagome delle carogne degli animali colpite dalle peste, appese alla piramide con collegamenti di ferro, gli fanno compagnia e da sfondo disordinato nel momento dell’auto-afflizione della colpa. L’intento di allontanarsi dal mito è riuscito: i Marcido riproducono il rito di allontanamento dal dolore che prova l’uomo nel comprendere i suoi limiti e nell’autopunizione.

TitoloEdipo Re
AutoreSofocle
AdattamentoMarco Isidori
RegiaMarco Isidori
SceneDaniela Dal Cin
CostumiDaniela Dal Cin
InterpretiMarco Isidori, Lauretta Dal Cin, Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Stefano Re, Valentina Battistone, Virginia Mossi
Durata90'
CoproduzioneFondazione del Teatro Stabile di Torino e con il sostegno di Sistema Teatro Torino
Applausi del pubblicoRipetuti
CompagniaMarcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
In scenaRoma, Teatro Vascello 5-10 maggio 2015