A suo modo ma il racconto è quello del Vangelo. Pippo Delbono concentra in un’ora e cinquanta la sua visione del testo sacro senza provocare ma per parlare d’amore. La genesi è subito dichiarata – la necessità appunto di un messaggio d’amore suggerito dalla madre qualche giorno prima di morire – e diventa anche un dolce ringraziamento nel finale. E dalle 11 sedie schierate sul palco, al bimbo nella culla con alle spalle un cavallo a dondolo, il “Vangelo” secondo Delbono (in prima nazionale al teatro Argentina di Roma) è uno spettacolo in cui a turno ci si riconosce. Un vangelo, si diceva, a suo modo, ma che, come nella “versione originale”, parla a ciascuno e di ciascuno.
La religione, infatti, qualunque essa sia, per Delbono è un territorio di riconciliazione perché, afferma: «Noi stessi siamo profughi dell’anima». Per questo in “Vangelo” c’è la migrazione della sua anima assieme a quella dei corpi dei profughi che ogni giorno perdono la vita in mare, per cercare di raggiungere le nostre coste; c’è il racconto della sua esperienza di ricerca di un dio altro, rispetto a quello conosciuto da piccolo quando ha interpretato Gesù bambino coi riccioli biondi durante le recite fatte in parrocchia, accanto a quello di chi ha visto morire il proprio amico durante un naufragio nel mar Mediterraneo; ci sono emozionanti poesie d’amore accanto a “Sympathy For The Devil” dei Rolling Stones. E, come sempre, c’è un mix di attori e persone comuni, linfa vitale delle sue creazioni che sono da sempre un lavoro collettivo: croati si mescolano a migranti (presenti in alcune video-proiezioni girate dallo stesso Delbono e che confluiranno in una produzione cinematografica internazionale sviluppata tra Svizzera-Italia-Francia-Belgio e che trarrà spunto dalle prove dello spettacolo teatrale), che si mescolano ai componenti storici della compagnia e cioè a Bobò, a Nelson Lariccia, a Gianluca Ballarè e a Pepe Robledo.
A dare un logico filo conduttore le luci emozionanti di Fabio Sajiz e la musica incalzante di Enzo Avitabile che assieme costruiscono un montaggio dal ritmo serrato, capaci di sottolineare senza essere didascaliche e di raccontare quando non ci sono parole. “Vangelo” raggiunge così quella compiutezza che i frammenti di voci, poesie, danze e linguaggi differenti ma qui accostati altrimenti non avrebbero avuto. Un’opera estremamente contemporanea che ritorna in mente anche a distanza di ore o giorni perché ricca di suggestioni, stimoli, idee e visoni difficili da dimenticare e che stimolano il pensiero. Un’opera che si stacca dal suo essere “spettacolo” per diventare altro: un pensiero, un’emozione, una riflessione. Un teatro che ti resta dentro.
Titolo | Vangelo |
Autore | Pippo Delbono |
Regia | Pippo Delbono |
Musiche | Enzo Avitabile |
Scene | Claude Santerre |
Costumi | Antonella Cannarozzi |
Luci | Fabio Sajiz |
Interpreti | Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Alma Prica, Pepe Robledo, Grazia Spinella, Nina Violic, Safi Zakria, Mirta Zecevic e con la partecipazione nel film dei rifugiati del Centro di Accoglienza PIAM di Asti |
Durata | 110' |
Produzione | Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Nazionale Croato di Zagabria |
Coproduzione | Théâtre Vidy Lausanne, Maison de la Culture d'Amiens - Centre de Création et de Production Theatre de Liège in collaborazione con Cinémathèque suisse- Lausanne, Teatro Comunale di Bologna |
Applausi del pubblico | Scroscianti |
In scena | Al Teatro Argentina fino al 31 gennaio 2016 |
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