E se un bel giorno il Padreterno in persona si stancasse di noi, del nostro modo vigliacco di vivere, dei vizi, del nostro sfacelo e decidesse di colpo, per protesta, di abbandonarci per un anno intero, quali conseguenze vi sarebbero? Cosa accadrebbe? E chi potrebbe sostituirlo? Queste le domande della trama farsesca di “Oggi sto da Dio”, commedia leggera scritta a otto mani da S. Assisi, F. Sabatucci, L. Gioielli e D. Prato per la regia di Mauro Mandolini.
Dall’iniziale sentore di provocazione, si capisce che dietro la questione escatologica, esiste il pretesto dell’umorismo. L’azione si svolge in un luogo in cui tempo e spazio non sono inquadrabili, né un’ora né una data precisa: sul palco trionfa soltanto un monumento roccioso, un totem dal quale scorre un rivolo d’acqua simile ad una cascatella naturale. I personaggi sono tre uomini: Ambrogio (Giancarlo Ratti), Pietro (Fabrizio Sabatucci) e Gennaro (Sergio Assisi), nomi che fanno subito pensare a tre Santi della Chiesa Cattolica e di questo si tratta. Scesi dal cielo con l’aiuto di tre scale istallate sul palco, i Patroni di Napoli, Roma e Milano sono convocati per un motivo bizzarro: superare un test per salvare dal possibile dissolvimento l’intero popolo italiano, che sembra peccare di negligenza. Una Segretaria (Bianca Guaccero) vestita di vinilpelle lucido dall’aria stravagante, è l’esaminatrice del gruppo. Sottoporrà i tre ad una prova complicata, affidando loro tre missioni differenti.
All’inizio l’incontro fra la donna e i Santi ha dell’imbarazzante. Le battute si ripetono e gli atteggiamenti della Guaccero sono meccanici. Lei è solita offrire un caffè inesistente; la scena si replica per tre volte, per ogni personaggio che arriva sul luogo dell’appuntamento. Il susseguirsi incessante di uscite e entrate e di domande monotone richiama alla mente Beckett, in cui le assurdità dei dialoghi e l’azione inconcludente, sembrano voler negare una possibilità di futuro. Un “Aspettando Godot” al contrario si potrebbe azzardare, dove la divinità si manifesta fin da subito nella personalità della donna, ma con l’intento infelice e sgradevole di chi gioca con i maestri del “vero” teatro. La Guaccero è la portavoce di Dio, lei il giudice di ogni prova. Dopo un iniziale blocco l’azione svincola spedita e i personaggi vengono fuori con le proprie tipizzazioni. San Pietro l’insicuro del trio, ha perennemente la crisi di identità, crede di essere San Paolo; Sant’Ambrogio è il più dotto, troppo sedicente, parla in modo forbito e culturalmente è più elegante; San Gennaro, il bello del gruppo, è quello più divertente, l’italiano medio, cerca sempre una scappatoia.
“Oggi sto da Dio” è una commediola che cerca di appigliarsi da tutte le parti per risultare brillante, non vincendo in alcun modo. La storiella di base ha dei meccanismi che sfiorano la demenza, non arrivando mai ad alcun tratto originale. Il trionfo della banalità, applaudita da un pubblico probabilmente amante della fiction scadente degli ultimi anni.
Titolo | Oggi sto da Dio |
Autore | S. Assisi, F. Sabatucci, L. Gioielli, D. Prato |
Regia | Mauro Mandolini |
Musiche | louis Siciliano Aluei |
Scene | Direttore di Scena Marco Parlà scenografo Andrea Simonetti |
Costumi | Adele Bargilli |
Suono | Caio Giuseppe Famularo |
Luci | Gerardo Buzzanca |
Aiuto regia | Maria Stella Taccone |
Interpreti | Sergio Assisi, Bianca Guaccero, Fabrizio Sabatucci, Giancarlo Ratti |
Durata | 120' |
Produzione | Quisquilie Production |
Organizzazione | Fabrizio Pizzari |
Progetto grafico | Elisa Abbadessa |
Coproduzione | Lucilla De Rosa e Italo Piscicelli |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia |
Applausi del pubblico | Timidi |
In scena | Teatro Sala Umberto di Roma dal 17 marzo al 5 aprile |
Volevo ringraziare Serena per questa recensione: ho assistito la scorsa settimana a questo spettacolo e ne sono uscita con la sensazione di essere un’aliena perché a quanto pare nel teatro tutti si sono divertiti (e molto), tranne me. Confesso che già dalle scenette iniziali con al ripetuta gag del caffè ho cominciato a rimpiangere la serata sotto il piumone cui avevo rinunciato…