È vero, nessun luogo è lontano. Nessun posto è davvero così distante da non permettere alle emozioni di arrivare, da non consentire all’amore, alla gioia, alla tristezza o al rancore di tornare a prendere il proprio spazio all’interno del cuore e della vita di un essere umano. Per questo una strada desolata e impervia che porta a una baita sperduta tra le montagne è una distanza non sufficiente a separare, in “Nessun luogo è lontano” in scena al teatro Argot, Mario Capaldini, ex scrittore di successo, dal mondo intero. Un mondo che non è altro che la vita vissuta dall’uomo prima di decidere di ritirarsi nel suo eremo solitario. Aver rifiutato anni prima un’importante premio letterario è la molla che lo ha spinto ad allontanarsi da tutto e da tutti, sbattendo la porta dietro di sé e chiudendola con doppie mandate.
Giampiero Rappa crea e dirige Mario Capaldini e gli dà anche un volto: Capaldini è un Rappa subdolamente cinico, sgarbatamente silenzioso, cuoco di frittate e antipatico dispensatore di morale. Un personaggio costruito con metodica precisione che si svela nei dialoghi taglienti e al vetriolo con l’impavida giornalista – una decisa Valentina Cenni che concentra in sé bravura e ottimo ritmo –, che affronta un lungo viaggio per intervistarlo. L’uomo e lo scrittore, in un primo momento due mondi distanti, arrivano a convergere e a riunificarsi, l’uno il rovescio della medaglia dell’altro, l’uno complementare all’altro. Punto di non ritorno l’arrivo, inaspettato e impetuoso, del giovane nipote Ronny, interpretato dal bravissimo Giuseppe Tantillo, il solo al quale Rappa concede un breve monologo che interrompe i dialoghi serrati o, di contro, i lunghi silenzi, unica, feroce risposta a domande scomode o, forse, semplicemente dolorose che l’ex scrittore riesce a dare.
Lo spettacolo poggia solidamente su una scenografia semplice e funzionale che Francesco Ghisu realizza utilizzando pochi dettagli che ricreano l’interno di una baita. La scena riempie il piccolo teatro ma non lo soffoca anzi ne esalta le dimensioni. Il testo, drammaturgicamente impeccabile, conferma la bravura di Giampiero Rappa come autore. Come regista e interprete regala una gran bella, ed ennesima, prova. “Nessun luogo è lontano” riunisce temi che riguardano la famiglia, soggetto oggi bistrattato o addirittura abusato, issato a bandiera di ideali che trovano poche applicazioni nella pratica. Parla di genitori e di figli ma anche di orgoglio e del suo antagonista non dichiarato, il perdono; lo fa con intelligente ironia. E la cosa più bella è che sul palco vediamo tutto, ogni spasimo dell’anima, ogni singolo battito, ogni alzata di sopracciglio, ogni sorriso del cuore.
Regia | Giampiero Rappa |
Costumi | Lucia Mariani |
Produzione | Argot produzioni |
Durata | 100' |
Titolo | Nessun luogo è lontano |
Autore | Giampiero Rappa |
Musiche | Stefano Bollani |
Scene | Francesco Ghisu |
Aiuto regia | Alberto Basaluzzo |
Interpreti | Valentina Cenni, Giampiero Rappa, Giuseppe Tantillo e con le voci registrate di Alberto Basaluzzo e Alessandra Schiavoni |
Progetto grafico | Manuela Giusto |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
In scena | Al Teatro Argot fino al 21 febbraio 2016 |
Nessun commento