«Lo so che a me, bambino, appariva vera la luna nel pozzo… E quante cose mi parevano vere»

Enrico IV

In queste poche battute è raccolta la massima poetica del pensiero dell’ “Enrico IV” scritto nel 1921 da Luigi Pirandello: il reale e la simulazione. Classico archetipo della perdita d’identità, l’anti-eroe, il pupazzo dalle gote imbrattate di rosso, Enrico IV è la rappresentazione della follia e della suggestione. Ingannato dalla fissità temporale e dalla pazzia, questo personaggio vive una dimensione altra dal resto del mondo, in uno spazio chiuso, impolverato e retorico. È caduto da cavallo durante una festa di carnevale; è impazzito risvegliandosi dall’incidente e guarito dodici anni dopo, ma il suo travestimento è rimasto immutato. La forma e il nome sono ancora quelli della maschera e del personaggio: la corona, il mantello, la corte, l’odio per Gregorio VII, l’amore per Donna Matilde (Melania Giglio) vivono in lui, mentre gira a vuoto attorno alla sua alienazione.

Nell’ombra enigmatica generale, cifra stilistica pirandelliana, i personaggi sono soliti custodirsi un angolo intimo riconducibile al proprio “io”. In questo riadattamento proposto dallo Stabile di Brescia interpretato e diretto da Franco Branciaroli, il rifugio, inteso come scappatoia da un contesto ingarbugliato, è confuso dall’abbondanza di oggetti scenici. I cavalli di una giostra (simbolo dell’incidente), i colossali ritratti di Donna Matilde e Enrico IV, le piccole scale che costruiscono più piani del palazzo reale, i tendaggi vermigli che debordano da essi, i costumi fastosi, il trono… Tutto ammassato al centro, come il rimasuglio di una storia crudele ormai trascorsa. L’eccessivo contributo di elementi scenografici e l’imponente costruzione che ne deriva danno all’opera una pesantezza smisurata. Che sia voluta per evidenziarne la semplificazione finale? Certo è che sul palco, oltre alla solitudine di Enrico, l’inconsapevolezza di Matilde, il timore della figlia Frida (Valentina Violo) e di tutti coloro che ignorano di avere di fronte un uomo lucido e forse anche pazzo, rimane solo la discussione esasperata del dramma collettivo. L’azione non è identificata nei luoghi scenici, nei cambi che dividono i passaggi dello svolgimento dell’opera. In questo spettacolo l’azione è nella parola. I monologhi densi di congetture ontologiche,  inducono ad impersonare l’unica vera espressione nei dialoghi. Ed è forse per questo che nell’”Enrico IV” tutti personaggi che hanno agito nel passato, ora non agiscono più. Discutono di quello che furono, rimanendo intrappolati in una sorta di stasi che è quella dell’essere già sorpassati, già morti. Spettacolo irrigidito all’inizio, riprende il proprio ritmo alla fine del terzo atto, quando Enrico si confida con gli scudieri. Ne deriva un’interpretazione alta di Branciaroli, che rompe l’ampollosità con un’essenza di umanità toccante.

Lo spazio in scena si libera insomma di tutte le installazioni. Rimane una luce tonda gialla, il nuovo giorno che sta per nascere. Non più un palcoscenico ingombrante, il passato stagnante o lo spazio nevrotico di chi architetta strategie per recuperare la verità. Adesso che tutto è apparentemente disteso, anche la parola degli attori si è liberata, sembra più fluida. Da questo atto, snodo evolutivo del dramma, lo spettacolo sterza in una direzione più incisiva. L’azione si distanzia dalla parola e la trama si segue con maggior entusiasmo e concentrazione. Gli attori, tutti validi, hanno ridotto i loro soliloqui. Si palesano nel presente e la loro diventa una recita meno sfiancante.

TitoloEnrico IV
AutoreLuigi Pirandello
AdattamentoFranco Branciaroli
RegiaFranco Branciaroli
SceneMargherita Palli
LuciGigi Saccomandi
InterpretiFranco Branciaroli, Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Valentina Violo, Tommaso Cardarelli, Daniele Griggio, Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Pier Paolo d'Alessandro, Mattia Sartoni
Durata140'
ProduzioneCTB - Teatro Stabile di Brescia - Teatro de Gli Incamminati
OrganizzazioneCTB - Teatro Stabile di Brescia - Teatro de Gli Incamminati
Anno2015
Generedramma in tre atti
Applausi del pubblicoRipetuti
CompagniaCTB - Teatro Stabile di Brescia - Teatro de Gli Incamminati
In scenaTeatro Parioli dal 19 febbraio al 1 marzo