Avanzano gli eserciti compatti. Da una parte l’immagine del Salvatore, dall’altra quella del Diavolo.
È una lotta senza esclusione di colpi. E il popolino intellettuale è pronto a salire sul carro del vincitore, che adesso sembra esser Il Salvatore ma già fa l’occhiolino al diavolo.
I paladini del Salvatore lo idolatrano come colui che ha stravolto le regole, che contro tutti e tutto si è sacrificato per salvare il cinema italiano con una commedia lieve e fuori dagli schemi che incarna l’Italia profonda. E senza le sovvenzioni statali.
Dall’altro schieramento si levano gli scudi per difendersi dal diavolo, dal suo sorriso fatuo, dal qualunquismo riverniciato di sciatteria, dalla volgarità di chi il cinema lo affossa riducendolo a cabaret destrorso.
Il diavolo e Il salvatore sono la stessa persona Luca Pasquale Medici che con “Quo Vado” sta polverizzando tutti i record d’incasso del nostro cinema.
Per parlare del film però è troppo presto. Bisogna lasciarlo decantare, aspettare qualche mese rivederlo spogliato dalla veste di fenomeno e vedere l’effetto che fa.
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