Gli Oscar 2015 si svolgono il 22 febbraio. Nell’attesa a Roma fino al 22 marzo al Museo Palazzo Braschi si possono ammirare bozzetti e costumi realizzati da premi Oscar nostrani con la mostra “I vestiti dei sogni. La scuola dei costumisti italiani per il cinema”. Gli Oscar del caposcuola Piero Tosi (alla carriera, nel 2013) e Danilo Donati (nel 1969 per “Romeo e Giulietta” di Zeffirelli e nel 1977 per “Il Casanova” di Fellini), di Milena Canonero (ben tre, il primo con Stanley Kubrick per “Barry Lyndon”, poi per “Momenti di gloria” e in anni recenti per la “Marie Antoniette” di Sofia Coppola), di Gabriella Pescucci (al lavoro con Martin Scorsese per “L’età dell’innocenza”). Una mostra che vuole superare lo stereotipo della galleria di abiti, per far emergere il senso di una scuola, di una tradizione artigiana italiana che ha fatto grande il cinema, quella dei disegnatori dei costumi e di chi poi li ha realizzati, case come Tirelli costumi, Annamode, Costumi d’Arte, Devalle, Farani, Maison Gattinoni, The One, Sartoria Cesare Attolini e gli atelier Pieroni, Rocchetti e Pompei.

«I vestiti dei sogni – racconta il direttore della Cineteca di Bologna e curatore della mostra Gian Luca Farinelli – è divisa in due parti: percorso principale e col­lezione permanente. Quest’ultima è la parte più libera, in cui abbiamo scelto di collocare i costumi in un dialogo ispirato ai dipinti esposti nella collezione di Palazzo Braschi. Il percorso principale, invece, porta avanti il racconto di un secolo di scuola italiana. Si snoda nelle prime dieci sale, ha un suo coronamento nel salone dedicato alla Sartoria Tirelli – a cui abbiamo dato car­te blanche, per festeggiarne il cinquantenario, nella scelta degli abiti e dei film da rappresentare – e si chiude con la stanza dedicata agli incantevoli abiti di Milena Canonero per Marie Antoinette, nel cuore dell’esposizione permanente. I nomi sono i grandi, gli imprescindibili: Caramba, Vittorio Nino Novarese, Gino Carlo Sensani, Piero Gherardi, Piero Tosi, Danilo Donati, Gabriella Pe­scucci, Maurizio Millenotti, Milena Canonero, Pier Luigi Pizzi, Gitt Magrini».Il progetto di allestimento luci è affidato a Luca Bigazzi, tra i più apprezzati direttori della fotografia del panorama contemporaneo e realizzato da Viabizzuno, I vestiti dei sogni raccoglie oltre 100 abiti originali, decine di bozzetti e una selezione di oggetti, tra i quali spicca l’unicum della pressa che il maestro Danilo Donati ha costruito per foggiare i costumi del “Satyricon” di Federico Fellini.

Un doppio percorso attraversato da un lato, lungo l’arco cronologico di un secolo, le cui tappe sono segnate dai costumisti (Caramba, Vittorio Nino Novarese, Gino Carlo Sensani, Piero Gherardi, Maria de Matteis, Piero Tosi, Danilo Donati, Gabriella Pe­scucci, Maurizio Millenotti, Milena Canonero, Pier Luigi Pizzi e Gitt Magrini); dall’altro lato verso la ricerca del lavoro del costumista in capolavori della storia del cinema che grazie ai loro abiti sono impressi nella memoria di generazioni e generazioni. Abiti di Piero Tosi (per “Matrimonio all’italian”a di Vittorio De Sica), Danilo Donati (per “Il Casanova” di Federico Fellini e “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini). Costumisti come Giulio Coltellacci per “La decima vittima” di Elio Petri; Franco Carretti per “Giù la testa” di Sergio Leone; Gianna Gissi per “Il marchese del Grillo” di Mario Monicelli; Ugo Pericoli per “Pane, amore e fantasia” di Luigi Comencini; Lina Nerli Taviani per “Habemus Papam” di Nanni Moretti; fino a Daniela Ciancio per “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino; Ursula Patzakper “Il giovane favoloso” di Mario Martone e, in anteprima Massimo Cantini Parrini per il prossimo film di Matteo Garrone “Il racconto dei racconti”.

Precisa infine il curatore Farinelli: «Nel racconto della mostra abbiamo dato particolare accento alle filiazioni: Novarese è allievo di Caramba; De Matteis e Gherardi di Sensani; Tosi della De Matteis, e indirettamente, attraverso Visconti, di Sensani, così Donati; Pescucci è allieva di Tosi, e Millenotti di Pescucci in quella fucina creativa che è stata ed è la Sartoria Tirelli; Canonero, infine, seppur più libera e sganciata dal contesto italiano, proprio quest’anno esordisce alla regia con un documentario su Piero Tosi: e la cosa ci pare piena di significati».