Honet, foto di Alberto Blasetti

Honet, foto di Alberto Blasetti

Una giapponese in kimono che sorregge Goldrake, un becchino, Anubi, porri belgi, Prince e Napoleone. Sono soltanto alcuni dei bizzarri personaggi che sfilano per Rock Around the Bunker del francese Honet: un “trionfo della morte” iconico ed ironico è il punto di partenza di Outdoor Festival 2016. La falce non segna infatti la fine ma un nuovo inizio: un passaggio obbligato costringe ad affrontare la “morte” per oltrepassarla, in un percorso ragionato che collega tutto il primo gruppo di opere.

Incollate su superfici irregolari, le visioni metropolitane di Alex Fakso si stropicciano e spiegazzano, travalicando la bidimensionalità fotografica, mentre Joys cerca la terza dimensione nella pulizia compositiva di geometrie e toni cromatici che, disposti come quinte teatrali, creano l’illusione di una Cattedrale astratta dalle sfumature pastello. Dopo il grande ambiente buio che il collettivo russo Tundra & Kuril Chto solca di spaziali luci rosse, la tridimensionalità esplode in un Cyberspazio Tubolare: giganti “regoli” orizzontali che con fantastico gusto futuristico-rétro lo spagnolo Felipe Pantone riveste di colori accesi, righe optical, neon e superfici a specchio.

L’urban art si impadronisce anche degli spazi esterni dell’ex Caserma, con le macro-tag tautologiche di Mobstr alle pareti e con il simpatico blobbone fluo che Filthy Luker fa colare dal tetto. Si torna poi all’interno dei padiglioni; ecco dunque il dialogo negato negli Sguardi mai scambiati di Sebas Velasco e Xanier Anunzibai, i labirinti transennati di Vlady, la lanterna magica di Virgilio Villoresi e le perturbanti camere di Tellas, mentre le citazioni più o meno dirette di un multiforme immaginario fantascientifico si intrecciano ai riferimenti letterari: i personaggi di “Oceano mare” di Alessandro Baricco ispirano le nove stanze allestite da IED Roma.

Colpiscono per incanto metafisico e purezza formale di monocromie la maestosa Floating Wave concepita da IED Roma con Quite Ensamble, l’essenzialità solenne del “dripping” realizzato dallo statunitense Craig Costello, la mappa mondiale che il norvegese AFK disegna come uno spartito di elettrodi, con i volti di profilo che fanno pensare un po’ al “Vincolo d’unione” di Escher, un po’ al video di “All Is Full of Love” di Bjork. Ancor più rispetto alle passate edizioni, quest’anno Outdoor mira a creare spazi, attraversarli e superarli: “Beyond”.

Joys, foto di Alberto Blasetti

Joys, foto di Alberto Blasetti

Craig Costello, foto di Alberto Blasetti

Craig Costello, foto di Alberto Blasetti

 

 

 

 

 

 

 

Outdoor Festival 2016 – tutti i venerdì, sabato e domenica dall’1 al 31 ottobre 2016 – ex Caserma Guido Reni, Via Guido Reni 7, Roma