«Non intendo il Sud come un concetto geografico: il Sud di cui parlo è sociale, è un meridione a cui appartengono le persone, che siano di Vienna o di Tunisi, un Sud che è fatto di storie subìte, di persone che hanno pochi strumenti, e che tuttavia rivendicano il loro diritto a vivere».

Michele Santeramo

Cosa può succedere a tre fratelli che non si parlano da una vita, se il padre defunto li costringe dopo la sua morte, a riunirsi a cena nella casa dove ha passato gli ultimi momenti di vita, utilizzando l’esca dell’eredità? E cosa succede se nella scatola contenente il fantomatico lascito, c’è una lettera con il testamento olografo del defunto e 30 biglietti del Superenalotto che, il detestato padre, li costringe a grattare tutti insieme? Il risultato è la commedia brillante e amara “La prima cena”, scritta da Michele Santeramo. Linguaggio scarno, scambi di battute veloci e graffianti, ritmo serrato e incalzante: sono questi i tratti caratteristici dei testi di Santeramo. Anno fortunato il 2014 per l’autore recentemente nominato tra i finalisti del Premio UBU per la migliore ricerca drammaturgica con “Il guaritore” e al quale è stato assegnato in giugno, il Premio Hystrio alla drammaturgia.

In scena sei attori provenienti da laboratori toscani istituiti dal Teatrino dei Fondi, che produce lo spettacolo, guidati dall’ottimo Michele Sinisi, anche lui tra i finalisti del Premio UBU come miglior attore per “Il guaritore”. Il sodalizio tra l’autore e il regista sembra dare buoni frutti, in un teatro contemporaneo che ha bisogno di idee nuove sia per gli argomenti trattati che per l’originalità nelle modalità della rappresentazione delle opere.

I tre fratelli, chiusi all’interno di una casa da dove vorrebbero scappare il prima possibile, vivono in scena la loro guerra personale, sotto il gracchiante vocìo di una radio che racconta di una guerra che si svolge all’esterno e della quale nulla sembra interessare. Dal rapporto conflittuale con il padre, che la più giovane dei figli non nasconde di volere «freddo e disteso orizzontalmente» invece che vivo e parlante, sembrano discendere quelli crudi tra i tre figli e, di conseguenza, con i rispettivi consorti. Nel tempo intercorrente tra il grattare delle monete sulle caselle argentate dei biglietti e la scoperta della vincita a favore della coppia più giovane, vengono raccontate le relazioni violente e sbagliate del figlio maggiore con la moglie e del secondogenito depresso con consorte traditrice. Nessuna speranza neanche per la coppia più giovane, vittima della violenza sessuale perpetrata ai danni della ragazza per mano di presunti amici.

Specchio del modello socio-famigliare del momento storico attuale, ne “La prima cena” tutto si consuma in battute fredde e acute, senza diritto di replica. L’azzeccata regia di Sinisi pone i sei personaggi su di un piano bidimensionale che conferisce il giusto straniamento all’amaro retrogusto che contraddistingue il testo. Un muro grigio e grezzo li circonda opprimendoli, lasciando spazio solo per movimenti orizzontali che ben si amalgamano con la crudezza delle battute. L’interessante uso della luce alterna il bianco del neon tubolare di un vecchio lampadario (tipico delle cucine italiane degli anni ’80), a brevi momenti di chiaro-scuro con un fuoco spinto sulle tre coppie a testimonianza del fatto che, tempo addietro, c’era stato anche amore e poesia tra di loro.

TitoloLa prima cena
AutoreMichele Santeramo
RegiaMichele Sinisi
SceneFederico Biancalani
InterpretiMauro Barbiero, Silvia Benvenuto, Anna Dimaggio, Matias Endrek, Alberto Ierardi e Silvia Rubes.

Direttore artistico
Enrico Falaschi
Durata60'
ProduzioneTeatrino dei Fondi residenza artista di San Miniato con il sostegno della Regione Toscana.
Anno2014
GenereCommedia
Applausi del pubblicoRipetuti
In scena6 e 7 dicembre 2014