Teatro Vascello | 9-26 luglio 2017

FUORI PROGRAMMA

FESTIVAL INTERNAZIONALE DI DANZA CONTEMPORANEA

In collaborazione con European Dance Alliance – Valentina Marini Management

A Roma, al teatro Vascello prende forma un Festival Internazionale di Danza contemporanea: Fuori Programma, un festival necessario per la capitale, per il nostro teatro e per gli operatori impegnati a promuovere la danza contemporanea italiana e internazionale. Un’attività inserita in un periodo lontano dalle programmazioni canoniche dei teatri, un’ulteriore offerta culturale per rafforzare l’immagine di Roma, non meno importante delle principali capitali europee.

Il programma di luglio 2017 è un timido ma forte segnale che ci auguriamo possa crescere negli anni, soprattutto se troverà consenso e interesse da parte del pubblico romano e nei tanti turisti di tutto il mondo che affollano nel periodo estivo questa meravigliosa città. Il Teatro Vascello per la sua vocazione, da sempre orientata alla contemporaneità, con una spiccata attenzione alla scena coreutica avvia un nuovo progetto, in collaborazione con European Dance Alliance di Valentina Marini, per riportare la danza al centro delle programmazioni estive nella città di Roma.

FUORI PROGRAMMA nasce con l’intenzione di aprire uno sguardo sulla scena internazionale, raccogliendo una gamma di creazioni ed espressione di linguaggi differenti, legate a una geografia altrettanto variegata per portare in scena in cinque appuntamenti, durante i diciotto giorni di Festival, una sintesi delle più interessanti e recenti produzioni coreografiche su scala europea.

Siamo sempre stati convinti che la danza, per il linguaggio che esprime e per la sua universalità, possa rappresentare la chiave di volta per aggregare il pubblico, nonostante la sua apparente complessità di fruizione possa invece raggiungere tutti.

L’approccio alla danza contemporanea deve diventare un atto di fiducia per rinnovare i propri interessi, per la poetica e il senso estetico che appartiene alla nostra civiltà, lo strumento per riscoprire, attraverso l’uso del corpo e la musica, la sensibilità che si cela in ognuno di noi.

9 luglio – domenica h 21 PRIMA NAZIONALE

LA VERONAL (Spagna)
KOVA ¬ GEOGRAPHIC TOOLS

Regia, messa in scena, costumi: Marcos Morau / La Veronal.
Coreografia: Marcos Morau in collaborazione con il corpo di ballo.
Ballerini: Laia Duran, Lorena Nogal, Marina Rodríguez, Manuel Rodríguez, Sau Ching Wong.

“Il cammino di coloro che temono di raggiungere l’obiettivo si trasformerà molto facilmente in un labirinto.” Walter Benjamin

KOVA - GEOGRAPHIC TOOLS

KOVA – GEOGRAPHIC TOOLS

Durante il suo percorso La Veronal si è distinto, per coreografie e composizione, attraverso un linguaggio unico e personale, per l’interazione tra la danza e una combinazione variegata di discipline che si sono arricchite, ingrandite e, nel tempo, hanno acquisito potere. Marcos Morau ha dato vita al suo catalogo, guidato da un desiderio di esplorare la natura di alcuni specifici luoghi del pianeta.  Il modus operandi si è rivelato un celato tentativo di ricerca del territorio enigmatico che nasconde la geografia del corpo umano e dei movimenti. In questo lavoro di composizione coreografica, che dura da ben cinque anni, Marcos Morau e il suo team di ballerini hanno sviluppato uno specifico codice di movimenti chiamato KOVA, un manuale, una mappa che include un set di regole che coordina il linguaggio coreografico. Così, dopo aver definito una topografia specifica, sorge chiaro il bisogno di presentare KOVA per la sua validità di strumento di ricerca. A fronte di questa presa di coscienza, in questo nuovo lavoro, con KOVA- Geographic Tools, La Veronal abbandona il carattere più drammatico, testuale, iconico e rappresentativo delle sue creazioni, per focalizzarsi nella pura dinamica del movimento espresso attraverso KOVA. In questo modo si rende un ritratto istantaneo della composizione, un ritratto di plasticità fisica, liberando la danza di un altro strato, quello dato dal testo e dall’immagine.  KOVA trasmette una tensione attraverso una serie di regole dell’azione coreutica, che genera continui impedimenti e problemi, nei confronti del fisico del performer. In questo contesto, il ballerino che combatte per risolvere queste sfide auto-imposte, è capace di comunicare un interessante senso di libertà e di vastità di possibilità. Gli spettatori si trovano di fronte a un panorama coreografico ricco e complesso, un labirintico linguaggio del corpo, liberi da temi e forme programmate riconoscibili dentro uno schema figurativo. Geographic Tools vuole rendere le possibilità interpretative d’avanguardia e sceglie il corpo dei ballerini come unica immagine per comunicare con gli spettatori e con la danza, come unico testo possibile. In questo modo, KOVA esplora il territorio semiotico del movimento astratto.

Kova ¬ Geographic Tools è il risultato della fusione di codici di creazione di movimento, sviluppato da La Veronal negli ultimi cinque anni, come risultato di ricerca e combinazione di decisioni che permettono di riempire il buio/libertà/ vaste possibilità che si offrono ad un ballerino durante una performance. Sulla base di questa pura astrazione la forma si collega allo spazio e al tempo per provare a generare/complicare/risolvere i problemi che essa provoca. La Veronal lavora e sviluppa questi meccanismi e questi sistemi in maniera continuativa.

Il fatto che KOVA formi una fraseologia labirintica non implica solo che il movimento dettato dalla fraseologia è particolarmente ricco in direzioni, tendenze, divergenze, separazioni, diramazioni, perdite ma anche la sua logica, come qualsiasi altro labirinto, è allo stesso tempo chiaro e nascosto dalla sovrabbondanza, dalla ridondanza dei segni e delle indicazioni date. Essendo “intelligente” per definizione, il labirinto è una trappola per la percezione. Qui la vista d’insieme è nascosta da mille altre prospettive, mille immagini, mille svolte che il labirinto offre a chi lo attraversa. Per questo stesso motivo, si può dire che il labirinto sta alle regole della costruzione come la retorica sta alla grammatica. Se KOVA realizza queste costruzioni complesse, così difficili per chiunque provi a decodificarle attraverso i dettagli, è perché la grammatica di KOVA, che potrebbe dar delineare un discorso monotono, preferisce invece proliferare in fenomeni di alto contenuto retorico, in una grammatica che non nasce dal linguaggio comune ma direttamente dalla poesia. Anche quando il poeta scrive con la stessa grammatica del reporter o dello scienziato, il ruolo della poesia è esattamente uno: nascondere in maniera enigmatica quella grammatica (in un labirinto fatto di figure sfuggenti e ingannevoli), che si risolve ad un livello più alto, più frenetico e più oscuro e che perde le sue tracce nel groviglio del cambiamento, dove tutto è identico perché è tutto differente, dove lo stesso posto sembra essere un altro, mentre ci avventuriamo attraverso le curve della struttura, o dove l’altro luogo sembra essere lo stesso luogo. Roberto Fratini

11 luglio – martedì h 21 PRIMA REGIONALE

Gruppo Nanou (Italia – Ravenna)
Xebeche [csèbece]

coreografia Marco Valerio Amico Rhuena Bracci
con: Carolina Amoretti, Sissj Bassani, Marta Bellu, Rhuena Bracci, Enrica Linlaud, Marco Maretti, Rachele Montis, Davide Tagliavini

Il mio nome è Xebeche “colui che parla ad alta voce senza dire nulla”. Preferisco essere chiamato Nessuno. Jim Jarmush, Dead Man (1995)

Xebeche

Xebeche [csèbece]

Attraverso la negazione dell’identità, la sua scomparsa, il suo limarne i confini, il problema fondamentale è quello di produrre inconscio e, con esso, nuovi enunciati, altri desideri. Gilles Deleuze / Felix Guattari, Millepiani

Per la prima volta, Nanou si confronta con la struttura coreografica dell’ottetto attraverso il procedimento rigoroso di una strategia creativa, giocata sulla formalizzazione della figura e del recinto che la perimetra Il corpo è forma antropomorfica inevitabilmente in conflitto con il recinto geometrico.
La geometria del recinto assume l’esperimento retorico della perfezione, in quanto funzionale allo scatenamento prodotto sulla figura interna spaesata in un centro impossibile. La struttura coreografica è una continua mutazione che segue diversamente il passaggio del corpo e la trasformazione che questo dà al luogo.

Un infinito piano sequenza che si intreccia e si riversa su sé stesso fino a diventare nodo e quindi a scoppiare. Première dal 08 al 10 giugno 2016

14 luglio – venerdì h 21 PRIMA REGIONALE

Zerogrammi (Italia – Torino)
Jentu

progetto, regia e coreografia Stefano Mazzotta
creato con Chiara Guglielmi
interpreti Chiara Guglielmi, Stefano Mazzotta
drammaturgia e collaborazione all’allestimento Fabio Chiriatti

Tutto solito. Nient’altro mai. Mai tentato. Mai fallito. / Fa niente. / Tentare di nuovo. Fallire di nuovo. Fallire meglio. (S. Beckett)

Jentu

Jentu

JENTU è una creazione ispirata al “Don Quijote” di Miguel Cervantes. Nella lettura attenta dell’opera l’interesse per le gesta del protagonista e dei suoi compagni di viaggio (da Sancho Panza a Dulcinea) si è spostato sul senso che tali imprese possono ancora avere per noi oggi. Azioni senza lieto fine, inutili, consumate nella penombra di una stanza. Azioni capaci di prefigurare una nuova etica e un nuovo modello di eroe senza poteri speciali, senza gloria né squilli di tromba ad annunciarne la fragile umanità. I colori più accesi si diluiscono acquarellando la scena attraverso coreografie, soli e duetti, azioni e silenzi pervasi di un umore delicato. Si disegna con tratto leggero e sfuggente la figura di un eroe emblema di un’etica del fallimento che rilancia la sfida a provare di nuovo, daccapo, con coraggio. Che ci parla della capacità di cadere, di esistere persistendo nell’inseguire un ideale, il proprio, dell’incapacità di volersi arrendere a ciò che è dato e deve essere accettato così com’è perché il senso di ogni azione non sia tanto il risultato quanto la tensione necessaria per tentare di raggiun- gerlo riscoprendo la meraviglia di farsi viaggio. Così i personaggi di JENTU. Esiliati da un tempo cui non corrispondono o da un luogo che gli è stato sottratto, sospesi, stranieri, abitano un paesaggio leopardiano che ha per soglia la resa, unico possibile luogo di appartenenza e senso. (Chiara Michelini)

18 luglio – martedì h 21 PRIMA REGIONALE

Compagnia Zappalà Danza (Italia – Catania)
Romeo e Giulietta 1.1 – la sfocatura dei corpi

coreografia e regia Roberto Zappalà
Musica Pink Floyd, Elvis Presley, Luigi Tenco, José Altafini, Mirageman, John Cage, Sergei Prokofiev
Interpreti Maud de la Purification, Antoine Roux-Briffaud
Testi a cura di Nello Calabrò

Dopo la festa/compleanno del quarto di secolo e gli ultimi anni ricchi d’intensa produttività Roberto Zappalà inizia un nuovo progetto dal titolo Antologia. Con Antologia si intende recuperare i lavori più interessanti che hanno lasciato un segno nel tempo e nella costruzione della linea coreografica di Zappalà e della compagnia. Il progetto non ha soltanto il compito di “recuperare” e di “rivisitare”, ma anche quello di originare attraverso un nuovo “contatto” nuove visioni; dove anche il “semplice” cambiamento degli interpreti può fare da primo mobile per un diverso approccio alla creazione da parte del coreografo. Tutto ciò non solo determinerà una riflessione sul passato ma inevitabilmente porterà a riflettere sul futuro.

“La sfocatura dei corpi” era il titolo del Romeo e Giulietta del 2006 che Roberto Zappalà ha deciso di riprendere e riportare in scena come primo spettacolo di Antologia.

Una revisione che è anche e soprattutto un rinnovamento. Un romeo e giulietta 1.1

Romeo e Giulietta 1.1 - la sfocatura dei corpi (ph. Serena Nicoletti)

Romeo e Giulietta 1.1 – la sfocatura dei corpi (ph. Serena Nicoletti)

Cosa ci fa sentire sfocati, quando ci sentiamo sfocati ? Tecnicamente, (in ottica, fotografia, cinema), la sfocatura è una questione di distanza.  La distanza tra il centro focale dell’obiettivo è l’oggetto inquadrato; se questa distanza è inferiore o superiore ad una certa misura l’oggetto risulta, appunto, sfocato.
Riportando tutto ai due amanti di Verona ci sentiamo sfocati quando “percepiamo” che la distanza tra noi e il mondo, tra noi e l’amato non è quella giusta; quando la distanza che ci separa dall’essere amato è condizionata dal proprio essere nel mondo; quando siamo, ci sentiamo, crediamo di essere, troppo vicini, o troppo lontani. Siamo tutti Romeo e Giulietta.

Nella versione 1.1 il coreografo ha spostato la propria messa a fuoco, concentrandola più che sulla coppia di innamorati, sulla loro individualità di esseri che vivono singolarmente un disagio soprattutto sociale. Nelle note vicissitudini scespiriane si arriva all’amore sublimato dalla morte (e viceversa), la versione 1.1 vuole riflettere e al contempo “ribellarsi” ad un tempo storico (oggi) dove la pulsione di morte è sublimata solo da se stessa e contrapporle passione e rispetto nei confronti della vita.

Una riproposizione di Romeo e Giulietta che non vuole “parlare” d’amore ma essere un atto d’amore verso la vita.

26 luglio – mercoledì h 21 PRIMA NAZIONALE

Company Chameleon (Inghilterra)
OF MAN AND BEAST

Coreografia: Anthony Missen
Musiche originali: Miguel Marin; Ocote Soul Sounds, Rage Against The Machine
Performers: Anthony Missen, Theo Fapohunda, Lee Clayden, Taylor Benjamin, Thomasin Gülgec

 

Of Man and Beast

Of Man and Beast

Indimenticabile pièce di danza che esplora e svela le molte face della virilità, Of Man And Beast, offre uno sguardo sensibile e potente al comportamento e alle dinamiche di gruppo tra uomini.

La spavalderia e l’aggressività riempiono i diversi scenari, perché se vuoi far parte di una gang devi essere forte, veloce e divertente. Il cambiamento della scala gerarchica porta ad una rottura del gruppo e subito, i protagonisti sono chiamati ad interrogarsi sulle proprie identità individuali, su come adeguarvisi e farle proprie.

Carico e volutamente veloce, lo spettacolo, dal forte carattere innovativo, dimostra lo stile fisico unico della Company Chameleon e il ricco mix di danza e tecnica. La coreografia di Anthony Missen emerge, allo stesso tempo, grezza e raffinata, attraverso l’imponente abilità atletica dei cinque eccezionali performer. A tratti altamente comici, scuri e minacciosi in altri, l’opera è uno specchio emotivo e provocatorio dei nostri tempi.

 

Spellbound contemporary ballet (Roma Italia)
The hesitation day – The divided self “THE HESITATION DAY”

Coreografia   Mauro Astolfi
Musica   Norn   Amon Tobin
Interpreti   Fabio Cavallo   Giovanni La Rocca   Mario Laterza   Giacomo Todeschi

Una produzione Spellbound realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, in collaborazione con The Egg-Albany-NY/USA

The Hesitation day, una produzione Spellbound con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo in collaborazione con The Egg/Albany di NY, ha debuttato in prima mondiale il 23 ottobre 2015 al The Egg/Albany di NY, con la coreografia Mauro Astolfi, musica di Norn, Amon Tobin e il disegno Luci Marco Policastro.

The Hesitation Day - Spellbound

The Hesitation Day – Spellbound Contemporary Ballet

“È quel giorno, quel momento dove c’è una sospensione temporanea di un’azione, di un pensiero o di un giudizio. In realtà è un momento prezioso, quasi un reset dove ricordare cosa vogliamo portare di noi nel mondo esterno. L’altro significato di “esitare” è di trasportare qualcosa, di farlo arrivare a destinazione proprio questo doppio e apparentemente opposto significato della parola ha innescato questo lavoro a volte il non sapersi (apparentemente) decidere, sta comunque portando delle nostre informazioni da qualche parte e, di certo, qualcuno le avrà qualcuno ci comprenderà. Ma per molti rimarremo illeggibili e indecifrabili, per tutti quelli che sapranno leggere solo il movimento continuo e non tutto che è subito prima e subito dopo l’azione.”

 

PRIMA REGIONALE

THE DIVIDED SELF

Coreografia Mauro Astolfi
Interpreti Serena Zaccagnini, Maria Cossu
Musica Rival Consoles Oto Hiax Nils Frahm Òlafur Arnalds

Una produzione Spellbound, prima assoluta Vitebsk Festival of Modern choreography, novembre 2015.

“The Divided self descrive alcuni gradi della difficolta’e della limitazione della liberta’ che inevitabilmente impone la presenza di qualcuno vicino a noi.

The Divided Self

The Divided Self

Cambia tutto quando non si devono spiegazioni del nostro modo d’essere, tutto’ scorre’ diversamente …cosi come è bello avere qualcuno con cui condividere…è altrettanto bello sentire il proprio silenzio e trasformarlo in azione.”

Questo duetto al femminile, inizialmente creato per due allieve dei corsi professionali del Daf Dance Arts Faculty di Roma ha debuttato il 21 novembre 2015 in Bielorussia a Vitebsk nell’ambito dell’international Festival of Modern Dance e si inserisce in un percorso di piccole creazioni e progetti volti a creare un trampolino di lancio e un avvio professionali ai migliori talenti cresciuti nelle fila del Daf di Roma sotto l’egida produttiva di Spellbound Contemporary Ballet.

La creazione è poi passata al repertorio della compagnia principale dal 2017.

Biglietteria: Intero € 18,00 | Ridotto over 65 e studenti € 13,00
Servizio di prenotazione € 1,00 a biglietto
Abbonamento speciale Festival Internazionale 5 spettacoli 50,00 euro

 

TEATRO VASCELLO
via Giacinto Carini, 78 – 00152 Roma | Tel. 06.5881021/06.5898031 |
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