Sanctum 3D
Sanctum
Regia
Alister Grierson
Sceneggiatura
John Garvin, Andrew Wight
Fotografia
Jules O'Loughlin
Montaggio

Mark Warner

Scenografia
Nicholas McCallum
Costumi
Phil Eagles
Musica
David Hirschfelder
Interpreti

Richard Roxburgh, Rhys Wakefield, Alice Parkinson, Dan Wyllie, Ioan Gruffudd, Allison Cratchley

Produzione
Sanctum Australia, Great Wight Productions/ Osford Films, Relativity Media
Universal Pictures, Wayfare Entertainment
Anno
2011
Nazione
USA, Australia
Genere
thriller
Durata

109'

Distribuzione
Eagle Pictures
Uscita
11-02-2011
Giudizio
Media

Se si decide di avventurarsi nella più grande e ancora inesplorata cavità sotterranea, tra buie immersioni e passaggi in stretti pertugi, le possibilità di poter raccontare al ritorno la propria esperienza ad amici e parenti sono piuttosto esigue, a maggior ragione se le previsioni meteorologiche annunciano una tempesta tropicale. Alla base della nuova e ipertecnologica produzione di James Cameron insieme ai suoi fidati compagni di viaggio australiani c'è proprio tale incipit ispirato da una storia vera.
Ci troviamo in Papua-Nuova Guinea, un angolo di natura incontaminato e un vero e proprio paradiso per gli esploratori: Frank Mc Guire (Richard Roxburgh) è a capo di una spedizione che comprende anche il figlio Josh (Rhys Wakefield), con l'obiettivo di scovare il passaggio verso il mare di questo spaventoso labirinto. La tempesta e la conseguente esplosione di acqua imporranno ai protagonisti di cercare innanzitutto la salvezza.
Le quasi due ore di peripezie vengono raccontate con la tecnica 3D già apprezzata in “Avatar” e in alcuni documentari sul mondo oceanico finanziati dallo stesso Cameron, vero e forse unico punto di forza della pellicola. Nonostante la scarsa illuminazione dei luoghi non favorisca il godimento degli effetti visivi, in alcune riprese subacquee si ha davvero la sensazione di nuotare insieme agli attori.
Purtroppo la storia attorno a cui queste immagini ruotano fa letteralmente acqua (è proprio il caso di dirlo) da tutte le parti. Fin dall'inizio si intuisce che dovremo assistere all'eliminazione di un personaggio per poi passare al successivo senza particolare pathos, mentre lo spazio dedicato al rapporto conflittuale tra padre e figlio non è assolutamente giustificato da dialoghi banali e dinamiche più che prevedibili. Purtroppo quel vecchio adagio dei vecchi maestri che vuole che una brutta sceneggiatura sarà anche un brutto film, anche a dispetto di una buona veste grafica, qui trova la piena conferma.
Il regista australiano Alister Grierson, che ha all'attivo un discreto successo in patria con il debutto “Kokoda” mai uscito qui da noi, si barcamena faticosamente in questo dedalo, guardando un po' a “The Abyss”, che già qualche dubbio sulla tenuta della scrittura nel cinema di Cameron lo aveva fatto venire, e un po' a quel “The Descent”, che pochi anni fa con molti meno mezzi ebbe il merito di tenere viva la tensione e offrire qualche spunto originale su un argomento simile.
[emiliano duroni]