Ma che ci faccio qui!
id.
Regia
Francesco Amato
Sceneggiatura
Andrea Agnello, Francesco Amato, Daniela Gambero, Pierpaolo Piciarelli
Fotografia
Federico Annicchiarico
Montaggio
Luigi Mearelli
Costumi
Medile Siaulytyte
Musica
Alberto Caruso
Interpreti
Daniele De Angelis, Paolo Sassanelli, Chiara Nicola, Alina Nedelea, Francesco Brandi, Emanuela Ungaro, Gianfranco Barra
Anno
2006
Durata
92'
Nazione
Italia
Genere
commedia
Distribuzione
Istituto Luce
Uscita
1-09-06

Che ci faccio qui!è il titolo di una raccolta di racconti, ricordi, scritti, appunti, frammenti di Bruce Chatwin, inglese di Sheffield, che vanno a comporre tappe di una solo viaggio, quello della vita, un viaggio da fare a piedi al seguito di Indira Gandhi, o in visita a Ernst Jünger, alla ricerca dello yeti o nei quartieri poveri di Marsiglia, a cena con Diana Vreeland o con Werner Herzog nel Ghana o con un geomante cinese a Hong Kong.
Ma “che ci faccio qui!” è anche il grido che lancia Alessio, adolescente romano ed un sogno nel cassetto: l’inter-rail attraverso le capitali d’Europa con sede finale Budapest per una settimana di concerti e di vita campestre. Sogno svanito in due parole scritte in rosso: Non promosso! Ma la vita è breve e va vissuta intensamente soprattutto quando si hanno 18 anni. Così sacco a pelo, motorino 50cc e via alla volta di Barcellona. Ma il viaggio durerà ben poco, almeno sino a Terracina, costiera laziale sfregiata da un abusivismo selvaggio. Come Chatwin osservava ogni esperienza con lo sguardo penetrante di chi vuole andare il più lontano possibile, così Alessio si arrabatta tra un vecchio ed in via di demolizione stabilimento balneare, una signora annoiata ed il desiderio di “evadere” in un nuovo viaggio più stanziale di quello progettato ed agognato, ma pieno anch’esso di nuovi incontri ed esperienze formative.
Ma che ci faccio qui!, piccolo equilibrismo linguistico onde evitare onerose spese di diritti letterari, è un road movie e nello stesso tempo un romanzo di formazione messo in scena con brio e freschezza dal debuttante Francesco Amato, in un film che è al contempo debutto e prova di diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema, che produce insieme a Rai Cinema ed Istituto Luce. “L’idea di proporre come film di diploma un film vero che potesse confrontarsi con il mercato è venuta dalla constatazione di una crescita qualitativa degli studenti del Centro. Compito della Scuola è aiutare lo studente una volta diplomato ad attraversare la Via Tuscolana che separa geograficamente La Scuola Nazionale di Cinema da Cinecittà. Dopo aver prodotto due film ad episodi di saggi di fine diploma, ci è sembrato il tempo di debuttare con un film vero. - racconta in conferenza stampa Caterina D’Amico, direttrice della SNC – Oltre al regista anche sceneggiatori, montatori, costumisti, scenografi e gran parte delle maestranza sono tutti allievi o lo sono stati della Scuola.
Costato 800.000 euro per otto settimane di riprese, Ma che ci faccio qui! segna l’ennesima opera prima di quest’annata cinematografica che ha riscosso successi più (Notte prima degli esami, Private, Anche libero va bene) o meno (L’estate del mio primo bacio, 4-4-2) fragorosi ma che ha dato un segnale importante nello svecchiamento di stilemi, linguaggi e tematiche tipiche di un cinema italiano troppo autorialmente autoreferenziali. “Mi sono ispirato alla commedia italiana di Monicelli e Risi più che a quella di Muccino e Virzì, trovando ispirazione anche in opere come Y tu mama tambien ed I diari della motocicletta” spiega il regista Francesco Amato.
Il giovane cinema italiano pur con il rischio di ripercorrere sempre la medesima formula riuscita vincente una volta, sembra sviluppare un’attenzione maggiore al pubblico ed al riscontro economico del mercato, pur facendo salvo la linea autoriale, intesa come punto di vista personale sulla realtà e le sue storie. Questo per raccontare storie di ragazzi e ragazze in cui potersi facilmente riconoscere, condite da gioie e dolori, piccoli e grandi incontri, primi amori e relative delusioni, in un rapporto sempre più complesso ed articolato nei confronti dei genitori, spesso sostituiti da figure paterne/materne autoritarie ma alternative e quindi maggiormente plasmabili come un maestro, un bagnino o una domestica, con cui relazionarsi in modo nuovo e possibilmente paritario. “Io ho genitori moderni che parlano con i figli. Ma spesso sono i figli che non riescono a parlare con i genitori” si lamenta il giovane protagonista. Il film esce in venti copie il primo settembre, in contemporanea con l’attessissimo blockbuster Superman Returns. L’obiettivo che si prefigge? Per usare le parole del co-protagonista Paolo Sassanelli “Ci piacerebbe essere la supposta in criptonite nel buco del culo di Superman!
[fabio melandri]



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