Anche libero va bene
id.
Regia

Kim Rossi Stuart

Sceneggiatura
Linda Ferri, Federico Starnone, Francesco Giammusso,
Kim Rossi Stuart
Fotografia

Stefano Falivene

Montaggio
Marco Spoletini
Musica
Banda Osiris
Interpreti
Kim Rossi Stuart, Alessandro Morace, Barbora Bobulova, Marta Nobili
Anno
2006
Durata
108'
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Distribuzione
01 Distribution

I bambini ci guardano. Osservano la famiglia disgregata che vive sulla presenza-assenza del ricordo di una madre lontana (Barbara Bobulova) e che sopravvive grazie alla pervicacia di Renato (Kim Rossi Stuart), un uomo difficile caratterialmente, tanto amorevole e comprensivo quanto all’occasione verbalmente violento, duro, crudo con un sarcasmo tagliente ed un cinismo doloroso che rivolge ai suoi due figli Tommi (Alessandro Morace) e Viola (Marta Nobili).
Il punto di vista dall’altezza del suo metro e mezzo è quello di Tommi, il figlio più piccolo e dotato di una spiccata sensibilità che lo fa apparire agli occhi del mondo esterno un ragazzo, timido, riservato, tirchio. In realtà è un ragazzo cresciuto troppo in fretta, costretto da una parte a ragionare come un adulto, pianificando la propria vita, i propri gesti le proprie aspirazioni (la dolorosa scelta di seguire la passione paterna verso il nuoto contro la personale inclinazione verso il calcio) per mantenere il delicato equilibrio su cui è costruita la sua famiglia. Equilibrio rotto dall’improvviso ritorno a casa della madre, animata da un amore tanto disperato quanto infantile nei confronti dei propri figli. Accolta nuovamente in casa nell’entusiasmo spontaneo e complice della figlia maggiore Viola e nell’amara diffidenza di Tommi, consapevole che il fragile status quo non è destinato a durare a lungo.
Un’infanzia complicata ma non triste, descritta con grande sensibilità e verosimiglianza di dialoghi e situazioni, quella messa in scena dal neo regista Kim Rossi Stuart coadiuvato da un ottimo team di sceneggiatori come Linda Ferri, Federico Starnone e Francesco Giammusso.
Una regia asciutta, in cui ogni movimento di macchina è pura reazione agli stimoli che vengono dagli attori; un commento sonoro discreto e funzionale alla narrazione; un cast che da l’impressione di vivere i personaggi piuttosto che recitarne dei ruoli. Tutti elementi che convergono a disegnare un film che si eleva ben al di sopra della medietà a cui siamo purtroppo abituati e che rappresenta, considerando anche la sua dimensione di opera prima, una boccata di aria fresca nell’asfittico panorama del cinema nostrano.
Un esame di maturità per Kim Rossi Stuart superato a pieni voti. Se dal punto di vista registico ci fa intuire doti narrative tutt’altro che banali – la frequentazione di registi teatrali come Ronconi e Calenda e cinematografici come D’Alatri, Del Monte ed Amelio hanno evidentemente lasciato tracce - l’ex ragazzo dal kimono d’oro sembra confermare a livello interpretativo quanto di buono aveva di-mostrato sia ne Le chiavi di casa che in Romanzo Criminale, con una maturità espressiva che lo premia come uno dei migliori attori italiani in circolazione e di cui possiamo vantarci senza arrossire.

[fabio melandri]



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