Ti sposo ma non troppo
Autore: Gabriele Pignotta
Regia: Gabriele Pignotta
Scene: Tiziana Liberotti Costumi: Giusy Nicoletti
Musica: Stefano Switala Luci: Luca Carnevale
Produzione: La Bilancia
Interpreti: Fabio Avaro, Elena Cucci, Gabriele Pignotta, Giada Prandi
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia
In scena: fino al 15 febbraio 2009 al Teatro De Servi | Via del Mortaro, 22 | 00187 Roma

Sono giovani, sono carini, sono simpatici. I quattro protagonisti della commedia Ti sposo ma non troppo sono soprattutto questo. Poi c’è il testo, che sviluppa una serie di luoghi comuni sulle coppie, sui problemi dei trentenni, sul boom dei social network. Un classico del teatro comico è il ricorso all’equivoco determinato dall’omonimia di due personaggi. Le tematiche affrontate sono tuttavia talmente reali, che non è difficile riconoscersi in alcuni protagonisti.
In apertura la voce fuori campo di Gabriele Pignotta (autore, regista e interprete del lavoro) introduce i personaggi: Andrea e Lotti sono una coppia, convivono da anni e un giorno, sfogliando distrattamente il quotidiano sportivo, lui propone a lei di sposarsi. Poi c’è Luca, fisioterapista, single convinto, gran mattatore di signore sposate e insoddisfatte che lo contattano attraverso la chat di Facebook. Infine Andrea, una donna fragile, abbandonata sull’altare, terrorizzata dalla parola matrimonio. Tutto si sviluppa attorno a questo canovaccio. Andrea al maschile è un giocatore di rugby che nello studio di Luca scopre la passione dell’amico per Facebook: “Un luogo virtuale dove incontrare persone reali – dice lui - chi ce l’ha il tempo di andare al bar!”. Ma Andrea si chiede: “Perché trovate il tempo per stare tre ore davanti al computer e non per andare al bar?”. Banale, ma chi non l’ha pensato almeno una volta? E si ride. La battuta è liberatoria di un sentimento che il pubblico condivide.
La scenografia è fissa, sviluppata su due livelli di profondità. Questo permette di avere a disposizione tre diversi luoghi d’azione, nei quali gli attori si trovano spesso ad agire insieme, dando modo allo spettatore di cogliere i differenti stati d’animo e le reazioni di ciascuno di fronte allo svilupparsi degli eventi. I pensieri nascosti sono esternati dalle voci registrate dei quattro, tutti ben affiatati e tengono i tempi giusti.
Le musiche originali di Stefano Switala si accompagnano bene con i giochi di luci creati con l’aiuto di un pannello bianco sullo sfondo, che si infiamma nei momenti di maggior carico dell’azione. [marina viola]

| rappresentazione 2009/2010 |