Una vita tranquilla
id.
Regia
Claudio Cupellini
Sceneggiatura
Claudio Cupellini, Filippo Gravino, Guido Iuculano
Fotografia
Gergely Poharnok
Montaggio
Giuseppe Trepiccione
Scenografia
Erwin Prib
Costumi
Mariano Tufano
Musica
Teho Teardo
Interpreti
Toni Servillo, Francesco Di Leva, Juliane Kohler, Leonardo Sprengler, Marco D'Amore
Produzione
Acaba, Entertainment Babe Films, Rai Cinema
Anno
2010
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
105'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
05-11-2010
Giudizio
Media

La sorpresa italiana all'ultimo Festival Internazionale del Film di Roma è Una vita tranquilla, seconda prova dietro la macchina da presa di Claudio Cupellini (Lezioni di cioccolato) che è vals al suo attore protagonista Toni Servillo il Marc'Aurelio per la Miglior Interpretazione Maschile.
Rosario Russo ha poco più di cinquanta anni. Da dodici vive in Germania dove gestisce, insieme alla moglie Renate, un albergo ristorante. La sua vita scorre serena: un bambino, un aiuto cuoco che è anche un amico e molti progetti per il futuro. Ma in una fredda giornata di Febbraio tutto cambia con l'arrivo di due ragazzi italiani. Uno si chiama Edoardo ed è il figlio di Mario Fiore, capo di una delle più potenti famiglie di camorra. L'altro si chiama Diego, e Rosario lo riconosce subito, anche se non si vedono da quindici anni. Un passato dimenticabile fa il suo ingresso in un presente perfetto: la camorra, i morti ammazzati, la violenza. La vita tranquilla di Rosario prende una piega imprevedibile e drammatica.
Un thriller esistenziale come lo descrive il suo autore: “Una vita tranquilla parla la lingua dei sentimenti, il racconto si concentra sulle persone e sulla loro quotidiana fatica di vivere, di nascondersi, di essere al tempo stesso assassini ed esseri umani spaventati, fragili e tormentati. In questo modo, il centro emotivo del film va a collocarsi in quei sentimenti ambigui che dividono e uniscono un figlio dal padre, che lo ha abbandonato per salvarsi la vita: amore e rabbia irrisolta da un lato, paura e senso di colpa dall’altro. Rosario è un latitante pluriomicida e allo stesso tempo un bravo padre di famiglia, uno chef e un marito. Diego, a sua volta, è un ragazzo allo stesso tempo feroce ed ingenuo, irrisolto nel suo cercare una collocazione nel mondo, diviso tra il desiderio di emulare un padre mai davvero conosciuto e l’istinto alla negazione e alla distruzione di ogni legame.
Il centro della storia non ha quindi a che fare con la camorra e con i fatti di cronaca, (successivi all’idea del film di diversi anni); gli elementi noir della trama hanno la funzione più alta di mettere in scena un tema esistenziale tipico del racconto moderno: la duplicità dell’essere umano.”
La struttura narrativa ricorda molto da vicino il capolavoro di Cronenberg A History of Violence, declinato all'italiana e questa volta è da intendersi come un complimento. Colori noir nelle atmosfere grazie alla fotografia plumbea di Gergely Poharnok; nelle musiche di Teho Teardo; nelle interpretazione giocata su un ventaglio si sfumature e sottotoni di Servillo; in una regia elegante, funzionale, mai fine a se stessa.
La forza del racconto risiede nella verosimiglianza dei personaggi, dei dialoghi, delle situazioni, con un finale straziante e per nulla consolatorio che fanno di Una vita tranquilla uno di quei film che sarebbe un peccato perdere.
[fabio melandri]