Venere nera
Vénus noire
Regia
Abdellatif Kechiche
Sceneggiatura
Abdellatif Kechiche, Ghalia Lacroix
Fotografia
Lubomir Bakchev, Sofian El Fani
Montaggio
Albertine Lastera, Camille Toubkis, Laurent Rouan
Scenografia
Florian Sanson
Costumi
Fabio Perrone
Musica
Slaheddine Kechiche
Interpreti

Andre Jacobs, Elina Löwensohn, François Marthouret, Jean-Christophe Bouvet,
Jonathan Pienaar, Michel Gionti, Olivier Gourmet, Olivier Loustau, Yahima Torres

Produzione
MK2, France 2 Cinema, Canal +, Soficinema 5, Artemis Productions
Anno
2010
Nazione
Francia
Genere
drammatico, biografico
Durata

150'

Distribuzione
Lucky Red
Uscita
17-06-2011
Giudizio
Media

Difficile credere che quella rappresentata sul grande schermo da parte del regista Abdellatif Kechiche possa essere una storia eppure è così. Un ritratto impietoso su cosa l'uomo sia capace di fare al suo prossimo, una messa in scena ossessiva nella rappresentazione, reiterata in comportamenti disturbanti che provoca disturbo e sospensione del giudizio. “Non ho mai sentito in modo così forte, come durante la realizzazione di questo film – dichiara il regista - la pressione dello sguardo dello spettatore. Per avvicinarmi il più possibile a Saartjie, ho condotto una sorta d’inchiesta, di ricostruzione dei fatti. E sono i dettagli che fanno la storia, come il momento in cui una delle spettatrici londinesi tocca le natiche di Saartjie con un ombrello: il fatto è raccontato tale e quale in una testimonianza dell’epoca. La gente andava veramente a vedere la Venere ottentotta per divertirsi a toccare il suo grosso sedere e aveva paura di essere morsa. La violenza è essenzialmente quella dello sguardo. Il film è inevitabilmente una riflessione sulla direzione dello sguardo dello spettatore. Anche sul cinema: che cosa si aspetta da esso lo spettatore? Che cosa bisogna dargli e in quale modo?”

Parigi, 1817, Accademia Reale di Medicina. «Non ho mai visto testa umana più simile a quella delle scimmie». Di fronte al calco del corpo di Saartjie Baartman, l’anatomista Georges Cuvier è categorico. Un parterre di distinti colleghi applaude la dimostrazione. Sette anni prima, Saartjie lasciava l’Africa del Sud con il suo padrone, Caezar, per andare ad offrire il suo corpo in pasto al pubblico londinese delle fiere e degli zoo umani. Donna libera e schiava al tempo stesso, la «Venere ottentotta» era l’icona dei bassifondi, promessa al miraggio di un’ascesa dorata…
Saartjie Baartmannata intorno al 1770 originaria del popolo khoikhoi, nell’attuale Sudafrica, a quel tempo sotto la dominazione boera, è stata al servizio dei coloni, come la sua famiglia, dove lavora nella fattoria di Hillegert Muller prima di essere venduta a Pieter Caezar, un commerciante di Città del Capo. Nel corso degli anni trova conforto nell’alcol. Fin dall’adolescenza la ragazza è affetta da steatopigia (ipertrofia delle natiche) e da longininfismo (piccole labbra eccessivamente sviluppate e sporgenti), sintomi che incuriosiranno e susciteranno grandi fantasie in Occidente.
Divenuta la serva del fratello di Pieter, Hendrick Caezar, incontra Hendrick van Jong, un europeo senza un soldo di cui diventa la compagna dalla cui unione nasce un figlio che muore come gli altri due che Saartjie ha avuto da uomini il cui nome è rimasto sconosciuto. Intorno al 1810 Saartjie arriva in Inghilterra, dove oltre ad essere la serva
di Dunlop e Caezar conquista il pubblico londinese con gli spettacoli popolari in cui incarna il personaggio de La venere ottentotta, attirando la curiosità degli scienziati, tra cui quella dell’anatomista in voga Georges Cuvier. l calo della popolarità, le esibizioni in miseri musichall, lo scivolamento nella prostituzione e infine la rigidità dell’inverno parigino hanno ragione della sua salute. Sarah si spegne, probabilmente vittima di una polmonite e di una malattia venerea.
Del suo corpo fu realizzato un calco, i suoi orgnai genitali e cervello conservati in barattoli prima al Musée de l’Homme, a Parigi, fino al 1976, poi in un deposito. Con la fine dell’apartheid in Sudafrica, i capi del popolo khoikhoi fanno intervenire Nelson Mandela affinché esiga da François Mitterrand la restituzione dei resti di Sarah. Ma è solo nel 2002 i occasione della giornata della donna in Sudafrica, i resti di Sarah Baartman sono inumati nella sua provincia natale di Città del Capo. La cerimonia si svolge in presenza del presidente Thabo Mbeki, di dignitari stranieri, di preti e di poeti La pellicola nelle sue due ore e mezza di durata ripercorre l'intera storia di Saartjie, in un processo a spirale che mette inscena il decadimento del concetto di umanità che dovrebbe caratterizzare l'uomo dalla bestia. Un processo che fa perno sulla figura di Saartjie con tutte le umiliazioni a cui è dovuta sottostare ma che colpisce senza pietà con una inarrestabile forza centrifuga gli uomini, le donne che intorno le si aggirano, la sfruttano, ne abusano.
[fabio melandri]