L'ultimo esorcismo
The Last Exorcism
Regia
Daniel Stamm
Sceneggiatura
Huck Botko, Andrew Gurland
Fotografia
Zoltan Honti
Montaggio
Shilpa Sahi
Scenografia
Andrew W. Bofinger
Costumi
Shauna Leone
Musica
Nathan Barr
Interpreti
Patrick Fabian, Ashley Bell, Iris Bahr, Louis Herthum, Caleb Landry Jones, Tony Bentley
Produzione
Strike Entertainment, StudioCanal, Arcade Pictures, Louisiana Media Productions
Anno
2010
Nazione
USA, Francia
Genere
horror
Durata
87'
Distribuzione
Eagle Pictures
Uscita
03-12-2010
Giudizio
Media

Ogni decennio il genere horror si inventa una nuova tecnica di ringiovanimento per temi trattati e consumati da innumerevoli riletture. Abbiamo visto far compagnia a zombie e vampiri le bellezze nude degli anni '70, i barili di ketchup degli '80 e la computer grafica dei '90. Il nuovo millennio è stato invece segnato da quel miracolo di marketing applicato al cinema chiamato “Blair witch project” a causa del quale, negli ultimi anni, c'è gente che crede che usando una steadycam e rinunciando ad una fotografia e una musica degne di questo nome, si possano terrorizzare platee sconfinate.

Con queste poco incoraggianti premesse, quel genio di Eli Roth, artefice del planetario disgusto (nel senso buono del termine) della saga di Hostel, ha deciso di inaugurare la sua nuova casa di produzione con un soggetto più che abusato come l'esorcismo. Al centro di questo mockumentary, troviamo il reverendo Cotton, un predicatore istrionico e senza troppa fede (Patrick Fabian), che decide di filmare l'ultimo esorcismo della sua lunga carriera con una troupe, per svelarne tutti i trucchi e la sostanziale falsità. Un cameraman e un'assistente lo seguiranno così in Louisiana dove un padre tanto disperato quanto bigotto invoca il suo aiuto per liberare la figlia adolescente Nell (Ashley Bell) dalla possessione demoniaca.

Se ci si fermasse alla storia, siamo così vicini alla trama de ”L' Esorcista” di William Friedkin che in America, dove il film è già uscito con ottimi incassi, si è ironicamente parlato di un “Linda Blair Witch Project”, riferendosi alla posseduta più celebre della storia del cinema. Per fortuna però non c'è solo questo. C'è un ironia sottile e mai ovvia, dal disincanto e la gigioneria del protagonista fino alla caratterizzazione dell'ottusità del Sud degli Usa, c'è un recitazione sempre di livello e in certi casi sorprendente (Ahley Bell è forse la più inquietante rappresentazione di “brava ragazza indemoniata” dai tempi di Sissy Spacek nel “Carrie” di Brian de Palma), ma soprattutto un attenzione alle inquadrature, al ritmo, che dà la sensazione del casuale senza mai scadere (al contrario della gran parte dei film dello stesso stampo) nello sciatto. Il merito di questo va oltre che agli interpreti, al giovane regista tedesco Daniel Stamm, salito alla ribalta per uno dei più bei “falsi documentari” mai realizzati, quel “A Necessary Death” in cui si immagina che una troupe segua passo passo un aspirante suicida dalle ragioni della sua scelta fino alla drammatica conclusione.

La dialettica tra il disincantato controllo del reale e l'esplosione dell'inspiegabile è sempre viva, così come si cerca di offrire una interpretazione più sociologica e terrena del dramma della ragazza, parallelamente a quella sovrannaturale. Su tutto, al di là dei rumori inquietanti, delle urla e della violenza incombente, resta una quantità impressionante di primi piani, che ininterrottamente raccontano le paure del reverendo Cotton e seguono gli occhi spiritati di Nell, per ricordarci ancora una volta che al di là di tutti gli effetti possibili, non c'è nessun altra cosa così piena di terrore, di attesa, di vulnerabilità come un volto umano. [emiliano duroni]