State of Play
id.
Regia
Kevin Macdonald
Sceneggiatura
Matthew Michael Carnahan,
Tony Gilroy, Billy Ray
Fotografia
Rodrigo Prieto
Montaggio
Justine Wright
Scenografia
Mark Friedberg
Costumi
Jacqueline West
Musica
Alex Heffes
Interpreti
Russell Crowe, Ben Affleck, Helen Mirren, Rachel McAdams, Jason Bateman, Robin Wright Penn
Produzione
Andell Entertainment, Bevan-Fellner, Relativity Media,
Studio Canal, Universal Pictures, Working Title Films
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
thriller
Durata
124'
Distribuzione
Universal Pictures
Uscita
30-04-2009
Giudizio
Media

“I bravi giornalisti non hanno amici, ma solo fonti” - Cameron Lynne, direttrice di The Washington Globe

L’ambizioso deputato statunitense Stephen Collins (Ben Affleck) rappresenta il futuro del suo partito politico e presiede un comitato che supervisiona le spese per la difesa nazionale. Grandi speranze ed aspettative sono riposte in un uomo che diventerà una figura di spicco nella storia politica americana, fino al giorno in cui la sua bella assistente muore tragicamente e segreti, a lungo occultati, iniziano improvvisamente ad affiorare.
McAffrey (Russel Crowe), un veterano reporter di Washington, ha la dubbia fortuna di essere un amico di lunga data sia di Collins che della determinata direttrice della testata Cameron Lynne (Helen - The Queen - Mirren), che gli ha commissionato un servizio su questa storia. Mentre lui e la collega apprendista al suo fianco, di nome Della Frye (Rachel McAdams) indagano sull’identità del killer, McAffrey scopre uno scandalo che minaccia di scuotere le maggiori e più potenti istituzioni dell’intero paese. In una città di faccendieri e di ricchi politicanti, McAffrey scoprirà una verità fondamentale: quando ci sono miliardi di dollari in gioco, non si salva l’integrità di nessuno.
Play in inglese ha la duplice valenza di gioco e recitazione. Ed in effetti State of Play, thriller ambientato nel mondo della politica e dell’informazione, è un gioco continuo di travestimenti, recitazioni, messe in scene tra esponenti di due mondi che convergono parallelamente l’uno contro l’altro, in un gioco a rimpiattino in cui in cui il ‘potere’ nel senso più ampio del termine è la vera posta.
Personaggi sconfitti ma orgogliosi, in cerca di riscatto da un passato che si vorrebbe dimenticare ma che come corpi vuoti galleggiano per tornare in superficie quanto meno te lo aspetti.
State of Play si incanala nella tradizione tutta americana, nella finzione come nella realtà, della stampa come vera sentinella del potere, che da Tutti gli uomini del Presidente a Insider, ci ha regalato alti momenti di cinema sociale. Questa pellicola non delude i fan del genere, appassiona per la trama e la complessità di personaggi che si muovo nel campo del 'vorrei ma non posso', aprendo porte su possibili sviluppi che poi non vengono percorsi. Potrebbe questo sembrare un punto a sfavore dell'opera, in realtà la arricchisce di profondità psicologica donando ai diversi personaggi se non verità, almeno verosimiglianza.
Peccato per l’epilogo ridondante a causa del doppio finale, che appare un po’ troppo cervellotico e forzato, che ad ogni modo non toglie troppo ad un film che definiremmo riuscito ed avvincente.
[fabio melandri]