Star System - Se non ci sei non esisti
How to Lose Friends and Alienate People
Regia
Robert Weide
Sceneggiatura
Peter Straughan
Fotografia
Oliver Stapleton
Montaggio
David Freeman
Scenografia
John Beard
Costumi
Annie Hardinge
Musica
David Arnold
Interpreti
Simon Pegg, Kirsten Dunst, Danny Huston, Gillian Anderson, Megan Fox, Max Minghella, Jeff Bridges
Produzione
Number 9 Films, Film4, Intandem Films, Aramid Entertainment Fund,
Lipsync Productions, UK Film Council
Anno
2008
Nazione
UK
Genere
commedia
Durata
110'
Distribuzione
Mikado
Uscita
08-05-2009
Giudizio
Media

Star System - Se non ci sei non esisti racconta il passaggio di Sidney Young da una promettente carriera come giornalista al suo fallimento più completo nella più prestigiosa rivista di New York, “Sharps”.
Il protagonista si fa notare a Manhattan per tutte le ragioni sbagliate possibili, mentre le sue maniere zotiche e le battute volgari portano ad alcuni incidenti monumentali dalle conseguenze esilaranti, fino a quando, contro tutte le possibilità, riesce a conquistare il suo vero amore.

Note di Produzione
Pubblicato per la prima volta nel 2001, il libro di memorie di Toby Young Un alieno a Vanity Fair (How To Lose Friends & Alienate People), racconta il trasferimento di Young da Londra a New York per diventare un collaboratore della prestigiosa rivista Vanity Fair. Licenziato meno di due anni dopo, il libro coglie con ironia il fallito tentativo di Young di conquistare Manhattan.
Toby ricorda che “le cose non hanno proprio funzionato a Vanity Fair e una delle ragioni è stata la mia completa ignoranza sul cosa significhi essere un giornalista a New York. Ho visto film come La signora del venerdì e Scandalo a Philadelphia, quindi mi aspettavo che i corridoi di Vanity Fair fossero pieni di questi tipi arguti e spiritosi. In realtà, era una società legata alle regole, molto più di quella da cui provenivo. Noi pensiamo che l’America sia un grande luogo informale, un megafono gigantesco in cui tutti possono essere se stessi. Ma è Londra a essere così, mentre New York non lo è per niente. New York è più simile alla Londra di un secolo fa e io mi sentivo quasi come Austin Powers, cresciuto nell’epoca permissiva e scatenata degli anni Sessanta, per poi essere teletrasportato indietro nel tempo all’era vittoriana”.