Sharm El Sheikh - Un'estate indimenticabile
id.
Regia
Ugo Fabrizio Giordani
Sceneggiatura
Alfredo Arciero, Ugo Fabrizio Giordani, Massimiliano Orfei
Fotografia
Vittorio Omodei Zorini
Montaggio
Alessio Doglione
Scenografia
Alessandro Vannucci
Costumi
Eva Coen
Musica
Daniele Falangone
Interpreti
Giorgio Panariello, Enrico Brignano, Maurizio Casagrande, Cecilia Dazzi,
Michela Quattrociocche, Laura Torrisi, Sergio Muniz
Produzione
Rodeo Drive
Anno
2010
Nazione
Italia
Genere
commedia
Durata
90'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
17-09-2010
Giudizio
Media

La commedia ha sempre tratto linfa vitale dall’attualità e perciò, come capita un po’ in tutto il mondo, è normale che la crisi economica che tanto spazio occupa sui giornali, offra più di uno spunto.
In questo caso, la vicenda riguarda due uomini (Enrico Brignano e Maurizio Casagrande) d’improvviso costretti a contendersi il proprio posto di lavoro all’ultimo sangue, a causa del ridimensionamento aziendale deciso dalla nuova proprietà. La notizia che il nuovo capo (Giorgio Panariello) si trova a Sharm el Sheikh spingerà entrambi ad organizzare una frettolosa e rocambolesca vacanza con le rispettive famiglie per provare a entrare nelle di lui grazie. Tra gag, amori adolescenziali e cartoline con immagini subacque, resort affollati e dune, le vite di tutti dovranno affrontare grandi cambiamenti.
La 67ma Mostra del Cinema di Venezia da poco conclusasi ha dedicato una retrospettiva alla commedia italiana dai favolosi anni ’60 fino a Verdone, passando per la sexy-commedia: sui mezzi d’informazione, ciò ha creato un incomprensibile polverone in cui il Gassman del “Sorpasso” si è trovato a dividere la ribalta (con tutto il rispetto) con il mancato invito a Massimo Boldi come ospite d’onore e gli elogi di Tarantino a Barbara Bouchet. Il film sembra risentire purtroppo di questo equivoco: lo spunto dell’attualità mutevole e a volte drammatica resta tale, per lasciare spazio alle solite macchiette degli attori più noti (il romano con il napoletano in vacanza, l’arricchito gretto e ignorante), alle ragazze in bikini e ad una storia che va avanti come una qualsiasi fiction televisiva, in cui a tratti esce fuori Moccia, a tratti i “Cesaroni”. La differenza sta nel fatto che in tv gli sponsor interrompono la proiezione, mentre qui vengono mostrati appena possibile dalla cinepresa sui luoghi e sugli attori senza soluzione di continuità. Ultimo preoccupato cenno lo meritano proprio gli attori: i protagonisti sempre troppo legati ai loro clichè teatrali (Brignano) o da spot pubblicitario (Panariello), quelli di contorno troppo affollati da reduci di reality, lontani anni luce dai caratteristi che hanno fatto la fortuna perfino dei film con Lino Banfi.
Ahimè in ogni cosa quando si vola troppo alto e si fallisce, la caduta è più rovinosa: se non ci fosse stato l’esplicito omaggio a “Una vita difficile” capolavoro del ’61 di Dino Risi con un indimenticabile Alberto Sordi, in cui l’Italia del boom veniva impietosamente e sarcasticamente sezionata, la delusione sarebbe stata minore. Invece non si può tacere che lì si rideva amaro, mentre qui ci si amareggia pian piano, nel vedere il degrado attuale tra qualche troppo sporadica risata.
Forse fra trent’anni, in qualche festival qualcuno tesserà le lodi di quei pionieri che trasformarono agli albori del nuovo Millennio il linguaggio cinematografico in una fiction, svuotandolo di ogni acume e sana cattiveria, così questa visione delle cose apparirà in tutta la sua chiusura e arretratezza. Per quanto è possibile intuire finora però, ci sembra di poter prendere tranquillamente l’onere di essere pessimisti al riguardo. [emiliano duroni]