La scomparsa di Patò
id.

Anno 2010

Nazione Italia

Genere commedia

Durata 98'

Uscita 02/03/2012

distribuzione
RaiTrade

Regia
Rocco Mortelliti
Sceneggiatura
Rocco Mortelliti, Maurizio Nichetti, Andrea Camilleri
Fotografia
Tommaso Borgstrom
Montaggio
Marzia Mete
Scenografia
Biagio Fersini
Costumi
Paola Marchesin
Musica
Paola Ghigo
Produzione
13 dicembre, Emme Cinematografica, S.Ti.C. Cinematografica
Interpreti
Nino Frassica,
Maurizio Casagrande,
Alessandra Mortelliti,
Neri Marcore’,
Flavio Bucci

 

Durante la pubblica rappresentazione della Passione di un Venerdi’ Santo in una cittadina della Sicilia di fine ‘800, il ragionier Patò (Neri Marcore’) dopo aver messo in scena l’impiccagione del suo Giuda scompare misteriosamente. Avrà battuto la testa cadendo nella botola impazzendo e quindi dandosi ad una folle fuga o la messinscena fa parte di un piano molto meno prevedibile? A indagare sui fatti sono un maresciallo dei Carabinieri (Nino Frassica) e un delegato della Polizia (Maurizio Casagrande), del tutto ignari di quanto mistero possa celarsi dietro una semplice sparizione in uno sperduto paese del Sud.

Portare sul grande schermo un’opera di Camilleri non sembrerebbe un’operazione ardua, visti i consensi che l’anziano autore continua a ricevere da parte del grande pubblico e la sostanziale fruibilità delle sue storie in forma scritta o televisiva. Eppure questa è la prima vera trasposizione cinematografica ed è stata preparata con particolare cura dal regista e genero dello scrittore Rocco Mortelliti. In realtà, a complicare o arricchire l’impresa sta il fatto che si tratta del Camilleri “storico” quindi più attento all’ambientazione e alla ricostruzione.

La scelta registica va sul sicuro e quindi prevale un’impostazione teatrale, fatta di dialoghi ben congegnati, di protagonisti all’altezza della situazione e una serie di personaggi di contorno che aiutano a costruire quella cornice di Sicilia (e Italia) lontana nei tempi e nei costumi ma non troppo. La presenza di Maurizio Nichetti nel team di sceneggiatori assieme a Mortelliti e allo stesso Camilleri garantisce poi la giusta leggerezza e un efficace impianto da commedia.
Tutto sembrerebbe funzionare a meraviglia, se non fosse che il punto di forza del romanzo stava nell’atteggiamento gaddiano di chi più che la soluzione di un mistero mira a mettere a nudo le bassezze e le piccole ipocrisie della gente, dai notabili giù fino ai contadini analfabeti. Nel film invece si sceglie di sbrogliare la matassa, spiegando per filo e per segno anche quello che il libro lasciava solo intuire. Ciò fa sì che nell’ultima parte ci si avvicini molto a una qualsiasi delle puntate del commissario Montalbano, cioè ad un dignitoso canovaccio poliziesco in salsa siciliana, quasi a voler sottovalutare il pubblico del grande schermo rispetto a quello della pagina scritta, immaginando che gli vada spiegato tutto e gli si debba mostrare per forza un colpevole come per qualsiasi caso di cronaca.
Qua e là dunque restano alcune pennellate vivaci e riuscite contro l’ottusità di quell’Italia, che tanto ha ancora in comune con quella attuale, dove alla Verità si preferiva una vulgata accettabile e soprattutto presentabile agli occhi altrui, Sarà però per i motivi citati o per la ormai eccessiva riconoscibilità della poetica di Camilleri, ma i segni di queste sferzate alla fine non arrivano nel profondo.
[emiliano duroni]