Pietà
Pieta

Anno 2012

Nazione Corea del Sud

Genere drammatico

Durata 104'

Uscita 14/09/2012

distribuzione
Good Films

Regia
Kim Ki-duk
Sceneggiatura
Kim Ki-duk
Interpreti
Jo Min-soo
Lee Jung-Jin
Woo Gi-hong
Kang Eun-jin
Jo Jae-ryong

 

In un mondo dominato dalla contrattazione e dal “vil” denaro, si aggira un giovane ragazzo, di professione strozzino, che a chi impossibilitato a pagare gli altissimi interessi (1000%) frantuma arti, rende inabili al lavoro per riscuoterne l'assicurazione infortuni.
Una vita monotona e asettica dominata da masturbazioni, violenza e solitudine, fino a quando una donna, che sostiene essere la madre che lo abbandonò appena nato, non gli si frappone generando un inaspettato cambiamento di rotta, facendo riscoprire nel giovine un sentimento a lui sconosciuto: la pietà.
Sentimento che nell'accezione contemporanea induce l'uomo ad amare e rispettare il prossimo, ma che negli antichi era intesa come devozione religiosa, il sentimento d'amore patriottico e di rispetto verso la famiglia. Ed è proprio questo ultimo aspetto che si cala perfettamente, come un vestito su misura, nel mondo illustrato da Kim Ki-duk, vincitore del Leone d'Oro all'ultima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Un film costruito su rapporti familiari consolidati (rappresentati dai creditori) strutturati su un rapporto binario (uomo-donna, madre-figlio, marito-moglie) a cui si contrappone quello in fieri dello strozzino e della madre giocato prima sul sentimento di odio, rancore, violenza (con una scena di incesto psicologicamente e cinematograficamente molto forte, anche se Kim Ki-duk ci ha abituato a immagini molto più impressionanti) per far poi emergere quel sentimento di Pietà da cui la pellicola trae titolo.
Nella messa in scena fredda, distaccata, quasi un'occhiata antropologica e documentaristica al mondo in cui si muovono gli attanti, Kim Ki-duk punta più sulla riflessione che non all'emozione della costruzione del rapporto filiare (in contrasto con il meraviglioso Ferro3, altro film premiato a Venezia per la regia nel 2004) ribaltando carte, prospettive, significanti nel finale dell'opera.
Un film che nell'immediato spiazza e colpisce a livello psicologico più che emotivo, ma che va lasciato sedimentare, affinchè la sostanza che lo riempie possa emergere e travolgere a distanza di tempo.
E' il cinema di Kim ki-duk bellezza... coerente, ortodosso, seducente come pochi.
[fabio melandri]