Lourdes
id.
Regia
Jessica Hausner
Sceneggiatura
Jessica Hausner
Fotografia
Martin Gschlacht
Montaggio
Karina Ressler
Scenografia
Katharina Woppermann
Costumi
Tanja Hausner
Suono
Uve Haubig
Interpreti
Sylvie Testud, Léa Seydoux, Bruno Todeschini, Elina Lowensohn
Produzione
Coop 99, Essential, Parisienne de Production, Thermidor
Anno
2009
Nazione
Austria
Genere
drammatico
Durata
96'
Distribuzione
Cinecittà Luce
Uscita
11-02-2010
Giudizio
Media

l film narra di un pellegrinaggio a Lourdes. Tra i pellegrini ci sono malati e persone sane, che intraprendono questo viaggio nella speranza di trovare un conforto spirituale o perché sono alla ricerca di una guarigione corporale. La protagonista del film è Christine, inchiodata alla sedia a rotelle da una malattia incurabile. Lo spettatore viaggia insieme a lei, scopre Lourdes attraverso i suoi occhi e si immedesima nel suo desiderio di allacciare legami sociali e affettivi con gli altri. La vita della giovane donna è stata sconvolta dalla malattia, che l’ha costretta a un isolamento da cui ora desidera uscire. Vorrebbe tornare a essere « normale » e poter fare ciò che possono fare gli « altri » con disinvoltura. Maria è una giovane volontaria dell’Ordine di Malta che si prende cura di lei. Maria accompagna Christine ai bagni e alle processioni, la nutre, la lava e la aiuta a coricarsi. Christine osserva l’universo di Maria con un pizzico di invidia. Vede Maria come un’eco del suo passato e questo le infonde speranza. Ma Maria preferisce frequentare i suoi coetanei e talvolta tenta di sfuggire allo spettacolo della malattia. Christine si accontenta allora della compagnia della Signora Hartl, una sessantenne brusca e solitaria. La Signora Hartl non è andata a Lourdes per curare un male fisico ma per tentare di alleviare le sofferenze di una vita interamente trascorsa in solitudine. Prova il bisogno di dare un senso alla sua esistenza vuota, di colmare questo vuoto con una missione. Lo troverà prendendosi cura di Christine, pregando per lei. E la sua preghiera sarà esaudita : durante il soggiorno, la salute di Christine migliora miracolosamente e alla fine la donna guarisce : è di nuovo in grado di camminare. La guarigione suscita ammirazione, ma anche dubbi e gelosie. Il comitato dei medici di Lourdes è chiamato a esprimersi sul miracolo. Il verdetto è incerto, in quanto la malattia di Christine è imprevedibile : le sue condizioni possono migliorare notevolmente ma anche aggravarsi con altrettanta facilità. Christine si aggrappa a questa nuova occasione di felicità, pur temendo che possa rivelarsi effimera. [maria mineo]

Note di Regia: Jessica Hausner

Lourdes, ambivalenza e assurdità

l film LOURDES mostra da un lato la fede in un Dio buono e eterno e dall’altro la realtà, arbitraria e effimera. LOURDES è un racconto crudele – fantasticheria o incubo. Malati e moribondi accorrono a Lourdes dai quattro angoli del pianeta per ritrovare la salute.
Sperano in un miracolo, perché è proprio a Lourdes che i miracoli accadono ancora.
Peccato che Dio sia così capriccioso, che dia e tolga a seconda del suo umore e che le sue vie rimangano insondabili. Lourdes è un luogo in cui si afferma l’esistenza del miracolo, un luogo che è sinonimo di speranza, di conforto e di guarigione per i moribondi e i disperati. Eppure, la speranza che a un passo dalla morte tutto possa ancora risolversi sembra assurda quando la vita arriva alle sue battute finali. Lourdes è il palcoscenico su cui si svolge questa commedia umana : la ricerca della felicità e della pienezza che anima ogni essere umano si scontra con l’incompiutezza e l’arbitrarietà. I paralitici sognano di poter camminare, le persone sole di incontrare degli amici, gli affamati di mangiare a sazietà, non solo a Lourdes la cattolica ma anche altrove : la sensazione di vivere una vita a metà, così come il desiderio di pienezza, sono universali. « In un certo senso, siamo tutti bloccati su una sedia a rotelle » (citazione di padre Nigl).

Felicità, effimero e speranza

l miracolo che si compie in LOURDES regala un periodo di felicità a Christine, un miglioramento ma, in realtà, non la salvezza. La promessa di salvezza fatta dalla chiesa deve quindi essere rimandata a più tardi. « I più ottengono il perdono solo dopo la morte » (citazione di Cécile). Ecco la consolazione di coloro che tornano senza essere guariti o che hanno delle ricadute : l’aldilà. Il desiderio di guarigione diventa allora desiderio di raggiungere la felicità e di trattenerla : di vivere una vita piena, intera, felice, e che abbia un senso. Così, quando inizia a ristabilirsi, Christine comincia a sperare di riprendere gli studi, farsi una famiglia e imparare a suonare il piano. Ma la felicità è effimera : viene e va, senza che vi sia alcun significato particolare.

Qualcuno sarà salvato ? Ma perché lui e non io ?

Una guarigione miracolosa è ingiusta. Perché una persona guarisce e un’altra no ? Cosa si può fare per ottenere la guarigione ? Pregare, come fa la madre della ragazza apatica, scegliere l’umiltà, come fa Cécile oppure, al contrario, non fare niente, come Christine ? Non c’è risposta a questa domanda, i miracoli sono arbitrari, si compiono senza alcuna logica o ragione apparente. Il miracolo è fondamentalmente ingiusto ma provoca comunque una gioia assoluta in colui che è guarito. Tuttavia, un presunto miracolato non ha alcuna garanzia che la sua guarigione sia definitiva. La guarigione offre una nuova occasione a Christine – che vorrebbe approfittare della vita – ma la ragazza capisce che la ritrovata felicità potrebbe finire in qualsiasi momento. Comincia allora a cercarne il senso,
a chiedersi se debba fare qualcosa di particolare per dimostrarsi degna della guarigione. Cosa fare affinché il miracolo sia duraturo ? Dio ascolta le sue preghiere ? Christine si sente sola.