Hachiko
Hachiko: A Dog's Story
Regia
Lasse Hallstrom
Sceneggiatura
Stephen P. Lindsey
Fotografia
Ron Fortunato
Montaggio
Kristina Boden
Scenografia
Chad Detwiller
Costumi
Deborah Newhall
Musica
Jan A. P. Kaczmarek
Interpreti
Richard Gere, Joan Allen, Cary-Hiroyuki Tagawa, Sarah Roemer, Jason Alexander,
Erick Avari, Davenia MacFadden, Robbie Collier-Sublett
Produzione
Stage 6 Films, INferno, Opperman Viner Chrystyn Entertainment
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
93'
Distribuzione
Lucky Red
Uscita
30-12-2009
Giudizio
Media

Prendete posto e mettetevi comodi per una storia d’amore, fedeltà, compassione, accettazione. Una storia che può facilmente diventare un classico natalizio per grandi e piccini.
Accomodatevi e munitevi di fazzoletti, perché le lacrime verranno facilmente versate sia per i predisposti geneticamente sia per i duri di cuore, a cui il film non lascia scampo almeno in un paio di sequenze.
Hachiko è infatti la storia di Hachi, un cane di razza Akita, e dell’amicizia speciale con il suo padrone. Ogni giorno Hachi accompagna il professor Parker (Richard Gere) alla stazione e lo aspetta al suo ritorno per dargli il benvenuto. L’emozionante e complessa natura di quello che si svela quando la loro routine viene interrotta, è ciò che rende la storia di Hachi una favola per tutte le età. L’assoluta dedizione di un cane nei confronti del suo padrone ci mostra lo straordinario potere dei sentimenti, di come anche il più semplice fra i gesti possa diventare la più grande manifestazione di affetto mai ricevuta.
Remake di una pellicola giapponese del 1987 (Hachiko Monogatari), il film narra la storia vera di Hachiko che nel 1924 venne portato a Tokyo dal suo padrone, Hidesamuro Uyeno, un professore della facoltà di agraria dell’università di Tokyo. Durante la vita del suo padrone, Hachiko lo salutava sulla porta di casa e gli andava incontro alla fine della giornata aspettandolo alla vicina Stazione Shibuya. Questa routine quotidiana andò avanti fino ad una sera del maggio 1925, quando Uyeno non fece ritorno con il solito treno. Quel giorno il professore aveva avuto un ictus. Morì e non tornò mai alla stazione dove il suo amico lo stava aspettando.
Dopo la morte del suo padrone, Hachiko venne dato via, ma scappava regolarmente per tornare alla sua vecchia casa. Dopo qualche tempo, Hachi si rese conto che il professor Uyeno non viveva più lì, così andò a cercare il suo padrone alla stazione dei treni, dove lo aveva accompagnato così tante volte in passato. Ogni giorno Hachiko attese il ritorno di Uyeno per oltre 10 anni quando si spense l’8 marzo 1935. Da allora una sua statua di bronzo è stata posta all’uscita della stazione di Shibuya, luogo degli eventi sopra narrati.
“Volevamo raccontare una di quelle storie che si narrano intorno al fuoco. Una storia semplice, una fiaba anche per gli adulti - così raccontava Richard Gere alla presentazione del film durante l’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma – Una storia d’amore su un sentimento talmente profondo da andare oltre la specie o il sesso.”
Ed il film colpisce l’obiettivo grazie ad una sceneggiatura capace di dosare ogni elemento zuccheroso senza strafare troppo e soprattutto grazie alla performance dell’attore protagonista, il cane di razza Hachi, capace di spingere tanto al sorriso quanto alla lacrima attraverso un semplice sguardo che colpisce dritto al cuore.
Un film che mantiene quanto promette, capace di toccare le corde più intime dello spettatore in maniera furbetta ma senza malizia; consigliato a chi nel cinema è in cerca di emozioni, commozione e buoni sentimenti. Ed un messaggio alla specie umana che si ritrova più buona solo a Natale… meditate gente… meditate… [fabio melandri]