Giallo/Argento
id.
Regia
Dario Argento
Sceneggiatura
Jim Agnew, Sean Keller
Fotografia
Frederic Fasano
Montaggio
Roberto Silvi
Scenografia
Davide Bassan
Costumi
Stefania Svizzeretto
Musica
Claudio Simonetti
Interpreti

Adrien Brody, Emmanuelle Seigner, Elsa Pataky, Robert Miano, Byron Deidra,
Daniela Fazzolari, Valentina Izumi, Luis Molteni, Taiyo Yamanouchi

Produzione
Hannibal Pictures, Giallo Production, Footprint Investment Fund, Media Films, Opera Film Produzione
Anno
2009
Nazione
Italia, USA
Genere
thriller
Durata

90'

Distribuzione
Lumiere Group Multimediale
Uscita
24-06-2011
Giudizio
Media

La travagliatissima ultima fatica del regista da paura Dario Argento esce finalmente nei cinema dopo una veloce uscita nel mercato dell'home video nell'ottobre scorso (2010).
Un'opera che segna bene il momento (lungo in verità) di appannamento che sta vivendo il regista romano, per un'opera chiaroscurale dove a segnali di risveglio, fanno da contraltare opacità inspiegabili nonostante un cast eccezzionale a sua disposizione.

Un serial killer si aggira tra le strade di Torino. Si muove a bordo di un taxi. Rapisce donne bellissime, le sevizia, le sfregia, prima di abbandonare i corpi per le vie della città. Un poliziotto solitario, è impegnato in una caccia spietata. All'evoluzione delle indagini partecipa anche la sorella di una delle ultime vittime del serial killer.
Argento torna nella città a lui cara cinematograficamente (Profondo Rosso), per raccontarci la storia di un serial killer e di un poliziotto, personaggi così lontani eppur così vicini, causa traumi infantili che li hanno segnati nel profondo. Per farlo si avvale di una produzione americana e di interpreti del calibro del Premio Oscar Adrien Brody (Il Pianista) e della Signora Polansky, Emanuelle Seigner (Frantic, Luna di fiele, Lo scafandro e la farfalla).
Dicevamo di segnali di risveglio dopo i recenti flop de Il cartaio e La terza madre. A livello di scrittura - storia e dialoghi - c'è ancora molto da fare, ma dal punto di vista visivo il regista romano dimostra ancora di avere il tocco magico, con buoni momenti di suspense realizzati attraverso l'uso di strumenti prettamente cinematografici come regia, montaggio, musica e fotografia, senza ricorrere troppo ad effettacci truculenti.
Purtroppo la sensazione è quella di un cinema rimasto ancorao a stilemi delgi anni Settanta, incapace di rinnovarsi ad un'estetica contemporanea che punta tutto sulla visione estrema: ogni cosa è mostrata, nulla è celato. Argento mostra di trovarsi fermo in mezzo al guado, tra la sensazione di proporre un cinema volutamente diverso, vintage, dove la suspence la faccia da padrona, e l'effetto gore, in cui corpi martoriati e sevizie vengono mostrate nei loro effetti più raccapriccianti.

Purtroppo l'indecisione in cui è impantanato il regista è evidente quanto imbarazzante, che dovrebbe portare ad una profodna riflessione prima di una nuova prova cinematografica, che personalmente ci auguriamo. Non si può vivere del passato e dei ricordi, si necessità una presa di posizione estetica e programmatica forte, altimenti meglio gettare la spugna prima di rovinare quanto di buono è stato fatto in passato. [fabio melandri]