Death Race
id.
Regia
Paul W.S. Anderson
Sceneggiatura
Paul W.S. Anderson
Fotografia
Scott Kevan
Montaggio
Niven Howie
Scenografia
Nigel Churcher
Costumi
Gregory Mah
Musica
Paul Haslinger
Interpreti
Jason Statham, Joan Allen, Tyrese Gibson, Ian McShane, Natalie Martinez
Produzione
Cruise/Wagner Productions, H2S2 Filmproduktionsgesellschaft, Impact Pictures, Relativity Media
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
azione
Durata
89'
Distribuzione
Universal Pictures
Uscita
28-11-2008
Giudizio
Media

In un futuro non troppo lontano, 2012, un ex carcerato fuori del giro (Jason Statham) si ritrova accusato, stavolta ingiustamente, di omicidio e, privato del figlioletto, viene spedito in un carcere di massima sicurezza dove, per far passare il tempo ai comuni cittadini, stressati da una situazione ppolitica e sociale durissima i galeotti si sfidano, video trasmessi, in corse automobilistiche all’ultimo sangue dove tutto è permesso. In palio per chi vincerà 5 volte di seguito la corsa sopravvivendo a spari, bombe, bazooka e quanto una mente criminale possa concepire: la libertà. Chiaro come il sole che niente è come sembra ai telespettatori, a parte la morte.
Un blockbuster in piena regola ed in pieno stile “casino violenza e colpi bassi”. Tecnicamente ineccepibile, con effetti speciali e riprese velocissime, per non parlare del motaggio: serrato, violento, adatto in tutto e per tutto al tono del racconto.
La grammatica del film sia nella sceneggiatura che nelle riprese è quella classica di un film d’azione: inseguimenti, armi di ogni genere (che Dio sa in quale carcere metterebbero in mano a degli ergastolani) e mascalzonate degne dei peggiori film polizieschi che si possano immaginare, dove il cattivo, quello vero, non è mai dove dovrebbe essere ed esattamente dove te lo aspetti: dalla parte di chi ha sempre perso, e che la volta che per caso vince allora è alla grande, senza requie e senza bisogno di giustificazioni. Gustoso vedere Joan Allen nella parte della cattiva, di una cattiva perfida e sicura di se che pensa che non possa perdere mai, curioso soprattutto perché nella stassa stagione la vediamo molto ,ma molto diversa in Quel che resta di mio marito.
Adattissimo agli amanti dei video game: per impostazione, fotografia, filosofia di vita dei personaggi infatti somiglia al classico videogioco riportato in carne ed ossa nella versione di un film: veloce, violento, ricco di colpi di scena. Ma per chi ama la settima arte nel senso di apprezzare una storia raccontata per immagini resta solo un buon prodotto di quella che si chiama ”industria” del cinema: fatto velocemente, con grande impiego di tecnologia e notevole dispiego di mezzi. Un prodotto dignitoso che esalterà i ragazzini e non offenderà nessuno. [jacopo angiolini]