A Dangerous Method
id.

Anno 2011

Nazione Canada, Germania, UK, Svizzera

Genere drammatico

Durata 99'

Uscita 30/09/11

distribuzione
BiM Distribuzione

Regia
David Cronenberg
Sceneggiatura
Christopher Hampton
Fotografia
Peter Suschitzky
Montaggio
Ronald Sanders
Scenografia
James McAteer
Costumi
Denise Cronenberg
Musica
Howard Shore
Produzione
Recorded Pict. Company,
Lago Film
Prospero Pictures
Astral Media
Interpreti
Viggo Mortensen
Keira Knightley
Michael Fassbender
Vincent Cassel
Sarah Gadon
André Hennicke

 

Nei primi anni del Novecento, con la Grande Guerra imminente, assistiamo alla vicenda intellettuale e sentimentale di Freud, Jung e di quella Sabina Spielrein, paziente di entrambi ed amante del secondo, destinata a diventare una brillante psicanalista e ad influenzare, con le sue teorie, il pensiero dei suoi due più celebri colleghi.

Siamo ad una delle prime sequenze. La prima davvero importante nella pellicola, comunque. Nel volto di Keira Knightley/Sabina Spielrein, che nel corso della sua prima seduta con Michael Fassbender/Jung si contrae in spasmi e smorfie innaturali mentre lei si confessa, c'è la sintesi di uno dei temi portanti di tutto il cinema di David Cronenberg: l'idea e la messa in scena di un corpo che ci conosce meglio di quanto crediamo, un corpo che prima o poi lascia affiorare quello che la mente cerca disperatamente di nascondere.

Per arrivare all'asciuttezza e alla perfezione di quella sequenza, Cronenberg ci ha messo quarantadue anni e venti film, che la critica, a torto o a ragione, a voluto dividere in due “fasi estetiche”. Il primo Cronenberg, con i suoi incubi dove orrore ed erotismo si confondono; il secondo Cronenberg, nero e manierista.

Se davvero questa divisione avesse senso ci ritroveremmo con A Dangerous Method, di fronte a una terza fase della carriera del regista canadese; il film, infatti, pare ugualmente distante dal Cronenberg fanta-horror come da quello Noir.

Ma lo spezzare in due la carriera del regista di Existenz non ha senso alcuno. L'estetica di Cronenberg, indipendentemente dai generi narrativi attraversati, è un percorso di rara coerenza estetica e intellettuale. Nel volto contratto della Knightley convergono allo stesso modo le escrescenze vampiresche di Rabid, la lenta mutazione di Goldblum e l'eccessivo accanimento di Viggo Mortesen sui suoi avversari in A History of Violence.
Nella vicenda di Jung e Freud, sceneggiata non senza qualche didascalismo da Christopher Hampton, Cronenberg trova terreno fertile per rielaborare senza fronzoli ed eccessi quello che ha sempre messo in scena nei suoi film. Film di corpi che parlano, che gridano la loro verità a fronte di una mente vigliacca e compromessa.

Questo è il Cronenberg autore, questo è il suo cinema.
[davide luppi]