Il comandante e la cicogna
id.

Anno 2012

Nazione Italia, Svizzera

Genere commedia

Durata 108'

Uscita 18/10/2012

distribuzione
Warner Bros

Regia
Silvio Soldini
Sceneggiatura
Doriana Leondeff, Marco Pettenello, Silvio Soldini
Fotografia
Ramiro Civita
Montaggio
Carlotta Cristiani
Scenografia
Paola Bizzarri
Costumi
Silvia Nebiolo
Musica
Banda Osiris
Produzione
Lumière & Co.,
Ventura Film, Rsi Radiotelevisione Svizzera/SRG SSR
Interpreti
Alba Rohrwacher
Valerio Mastandrea
Giuseppe Battiston
Claudia Gerini
Luca Zingaretti

 

Leo (Valerio Mastandrea) è un idraulico che tutte le notti parla col fantasma della defunta moglie in costume e pareo (Claudia Gerini). Il figlio Elia ha preso sotto la sua cura una cicogna con l'aiuto di un bizzarro moralizzatore urbano (Giuseppe Battiston), mentre la figlia Maddalena nel passare da un fidanzato all'altro commette la leggerezza di farsi filmare in scene hard su internet. Questo spingerà il povero Leo a chiedere l'aiuto di un avvocato senza scrupoli (Luca Zingaretti), nel cui studio perlomeno avrà la fortuna di incontrare un'aspirante pittrice (Alba Rohrwacher), che potrebbe dare una svolta positiva alla sua esistenza. I destini di tutti questi personaggi si incrociano sotto lo sguardo severo e immobile delle statue di grandi italiani (Garibaldi e Leopardi, con le voci di Favino e Marcorè) a commentare il declino dell'Italia di oggi.

Dopo le ultime apparizioni un po' più scure del solito (“Cosa voglio di più”, “Giorni e Nuvole”) il cinema di Soldini ha sentito l'esigenza di ritrovare quel tocco leggero e sognante che è stato la sua fortuna, senza rinunciare ad un'analisi implacabile del reale. Da qui nasce una trama intricata, dove i due protagonisti (la pittrice e l'idraulico) vengono quasi risucchiati dalle altre sottotrame e dove gli sceneggiatori sono costretti a trovare un finale piuttosto brusco negli ultimi minuti del film, dopo aver tergiversato nella seconda parte (la storia d'amore tra i protagonisti e il tentativo di corruzione restano suggeriti piuttosto che raccontati). L'impressione generale è di assistere ad un'impresa impossibile (voler far ridere, riflettere, allegorizzare, smascherare, incantare) che resta frustrata nonostante i buoni propositi e soprattutto nonostante una messa in scena d'impatto, con scenografie curatissime e sempre originali e una Torino piena di fascino.

Viene da pensare che un po' di colpa risieda nel fatto che la parola “fantasia”, che da sempre si accompagna al cinema di Soldini, deve la sua origine al verbo greco “fàino” (apparire) e appunto starebbe a rappresentare la novità, la sorpresa destata da un'epifania insolita. Il parlare forbito di Battiston (come il Bruno Ganz di “Pane e tulipani”), l'artista impacciata e sognatrice, l'imprenditore corrotto, basso, col riporto che cantava sulle navi da crociera (ogni riferimento a persone reali non sarà mai casuale), fino ai titoli di coda con l'ennesima ninna nanna etnica di Vinicio Capossela, sono proprio quei dettagli che non ci aspetteremmo di trovare in un'opera che rifugge l'iterazione e l'autoreferenzialità.

Magari il tempo darà ragione a Soldini e in un Paese così alla deriva come quello raccontato in questo film, sarà stato giusto insistere sui soliti tasti noti per dare una scossa a quelle coscienze che stanno dormendo o fanno finta di. Per sognare e fantasticare davvero invece, forse è semplicemente il caso di aspettare tempi migliori.
[emiliano duroni]