Codice Genesi
The Book of Eli
Regia
Albert Hughes, Allen Hughes
Sceneggiatura
Gary Whitta
Fotografia
Don Burgees
Montaggio
Cindy Mollo
Scenografia
Gae Buckley
Costumi
Sharen Davies
Musica
Atticus Ross
Interpreti
Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis, Jennifer Beals,
Ray Stevenson, Frances De La Tour, Michael Gambon
Produzione
Alcon Entertainment, Silver PIctures
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
fantascienza
Durata
117'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
26-02-2010
Giudizio
Media
| trailer |

“Un giorno ho sentito una voce, sembrava venisse da dentro di me. Mi ha guidato in un luogo... Ho trovato questo libro, sepolto dalle macerie... E la voce mia ha detto di portarlo ad ovest...”

In un futuro non troppo lontano devastato dall'ennesima catastrofe atomica, un uomo attraversa la terra desolata che un tempo erano gli Stati Uniti. Intorno a lui città abbandonate, autostrade interrotte, campi inariditi. Non c'è più ordine o legge vigente. Le strade sono in mano a bande che ucciderebbero per quelle cose che una volta venivano invece buttatte via con estrema leggerezza.
Ma le brutture di questo mondo post-moderno sembrano non scalfire in alcun modo l'enigmatico guerriero solitario che da più di trenta anni cammina ininterrottamente verso ovest, celando nel suo zaino un prezioso quanto misterioso libro che consulta e legge ogni sera. Un libro che stimola l'interesse del feroce Carnegie, despota di una precaria città di ladri e killer, che si diletta a leggere testi su Mussolini.
Non sveleremo oltre della trama per non spegnere quel minimo interesse rimasto di un film che poco aggiunge e poco toglie alla storia del cinema. Realizzato con una certa noia dai sopravalutati Fratelli Hughes (La vera storia di Jack Lo Squartatore), Codice Genesi, titolo italiano assai meno esplicativo dell'originale The Book of Eli, è una fumettone noioso che recupera come uno stanco antiquario elementi del cinema che fu – da Mad Max a Matrix – per riproporlo attraverso una fotografia seppiata ed un ritmo lentissimo che si vorrebbe riflessivo e filosofico, senza riuscire a nascondere il vuoto narrativo di una confezione che strizza troppo l'occhio alla perfezione estetica della bella fotografia.
Personaggi stereotipati, con un Denzel Washington che si esprime a monosillabi che al confronto il Terminator di Schwarzenegger era un logorroico oratore, condiscono il ritmo di un racconto che mai coinvolge, mai spiazza, mai cambia di ritmo. Calma piatta che neanche il messaggio “messianico” esplicitato, affinché fosse chiaro anche allo spettatore più tordo, riesce a sollevare.

[fabio melandri]