Capodanno a New York
New Year's Eve

Anno 2011

Nazione USA

Genere commedia

Durata 120'

Uscita 23/12/2011

distribuzione
Warner Bros

Regia
Garry Marshall
Sceneggiatura
Katherine Fugate
Fotografia
Charles Minsky
Montaggio
Michael Tronick
Scenografia
Mark Friedberg
Costumi
Gary Jones
Musica
John Debney
Produzione
New Line Cinema,
Wayne Rice/Karz Entertainment
Interpreti
Halle Berry, Jessica Biel, Jon Bon Jovi, Abigal Breslin, Chris Ludacris Bridges, Robert De Niro, Josh Duhamel, Zac Efron, Ashton Kutcher, Katherine Heigl, Seth Meyers, Sarah Jessica Parker, Michelle Pfeiffer, Hilary Swank

 

La prima notizia è la seguente: anche gli americani si convertono al cinepanettone. Ma visto che a Natale negli States il panettone non lo conoscono, lo chiameremo CineTacchino.
La formula è la stessa del nostrano e se fossimo nei panni di Aurelio De Laurentiis, un pensierino sulle royalties lo faremmo.
Il Neri Parenti dell'occasione è Garry Marshall ex principe della commedia romantica come Pretty Woman e Paura d'Amare, qui annoiato esecutore di un patchwork di storie e personaggi che ruotano intorno ad un evento (il Capodanno a New York) ed un luogo Time Square con la sua famosa sfera che segna il countdown degli ultimi 60 secondi dell'anno.
“Volevamo una storia sul primo amore e una sul perdono, ma anche storie che parlassero di rischiare, lasciarsi andare, ritrovare una vecchia fiamma, farsi perdonare, avere un figlio, ricominciare da capo... storie dove l'amore è sempre la forza guaritrice” racconta il regista al comando di un mix mal riuscito di vecchie glorie come Robert De Niro (al suo peggio dopo Manuale D'Amore 3), Hilary Swank (che sembra persa alla ricerca di un regista – Clint Eastwood? – capace di dirigerla), Michelle Pfeiffer (imbarazzante la sua perfomance) e giovani ed insipide nuove leve (Ashton Kutcher, Zac Efron, Chris Ludacris Bridges, Hector Elizondo, Seth Meyers).
Storie che si intrecciano, lambiscono, sfiorano senza convincere pienamente, senza coinvolgere completamente, senza avvincere in alcuna maniera, in una confezione scialba e piattamente televisiva, dove anche il fascino di una New York vestita a festa perde il suo fascin. Tutto appare sin troppo artefatto, condito da un moralismo di fondo manifesto e fastidioso che raramente strappa un sorriso, mai una sana risata.
Eterogeneo, disarticolato, noioso, il film procede lungo i binari della prevedibilità e banalità, incapace di uno scatto qualsiasi che possa dargli una ragione d'essere e d'esser visto. Inutile.
[fabio melandri]