Il canto di Paloma
La teta asustada
Regia
Claudia Llosa
Sceneggiatura
Claudia Llosa
Fotografia
Natasha Braier
Montaggio
Frank Gutierrez
Scenografia
Susana Torres, Patricia Bueno
Costumi
Ana Villanueva
Musica
Selma Mutal
Interpreti
Magaly Solier, Marino Ballón, Susi Sánchez, Efraín Solis, Bárbara Lazón, Karla Heredia, Delci Heredia, Anita Chaquiri, Fernando Caycho, Leandro Mostorino, María del Pilar
Produzione
Wanda Visión, Oberon Cinematogràfica, Vela Producciones
Anno
2008
Nazione
Spagna, Perù
Genere
drammatico
Durata
103'
Distribuzione
Archibald Film
Uscita
08-05-2009
Giudizio
Media

Tra gli anni ’70 e ’90, il Perù ha vissuto uno dei più oscuri capitoli della sua storia. Per più di 20 anni, migliaia di donne, vittime della violenza della guerra, sono rimaste in silenzio. E i crimini perpetrati le segnavano con ferite e traumi indelebili, non solo nelle loro anime, ma anche in quelle dei loro figli, che ereditarono il loro terrore.
Il latte del dolore è una “malattia” che si trasmette tramite il latte materno. È il simbolo della paura e della sofferenza che si diffonde con la guerra. Coloro che ne soffrono, dicono, non hanno un’anima, nascono senza perché questa, per il terrore, si è nascosta sottoterra.
Di questo parla Il canto di Paloma della regista Claudia Llosa, Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino ed ora in uscita nelle sale italiane grazie alla Archibald Film.
La madre di Fausta, una ventenne peruviana, sta morendo e le ricorda cantando che lei è stata allattata con “il latte del dolore” perché nata negli anni Ottanta, anni in cui terrorismo e stupri erano all'ordine del giorno. Dopo la morte della madre, Fausta vorrebbe offrirle un funerale degno di questo nome ma i pochi soldi sono stati tutti investiti nei festeggiamenti per l'imminente matrimonio della cugina.
Lo zio però vuole che il cadavere venga seppellito prima delle nozze. Fausta che vive in una baraccopoli alla periferia di Lima cerca di vincere le sue paure e trova lavoro come cameriera presso una pianista. Spera così di mettere insieme una somma adeguata per le esequie.
Fausta è un personaggio dall'assoluta originalità. Ha fatto del suo corpo un vero e proprio terreno. Perché il terrore di essere violentata l'ha spinta ad inserire una patata nella vagina, che ha preso a germinare, a utilizzare come vero e proprio scudo perché solo il disgusto può repellere i disgustosi.
La regista pedina la protagonista attraverso l’occhio attento e partecipe della cinepresa a mano, tra i suoi lunghi silenzi carichi di una disperazione latente ma mai vivamente espressa, grazie all’interpretazione dell’attrice protagonista Magaly Solier che a proposito del suo personaggio dice: “Interpretare Fausta è stato difficile per me. Alcune scene erano estremamente difficili, in particolare quella in cui Fausta è costretta a indossare un vestito celeste e correre. Nel complesso è stato estremamente faticoso, perché Fausta non ha nulla in comune con me. Dopo le prove mi sentivo sempre depressa, perché non riuscivo a trovare Fausta in me, anche se avevo conosciuto molte donne che erano state violentate durante la guerra. Ma un giorno, durante le prove, Claudia (la regista, ndr) mi ha detto: “Fausta è già dentro di te”, e in quel momento ho iniziato a sviluppare la sua voce, il suo modo di trovare conforto, di cantare… Fausta è emersa dal mio profondo grazie alla musica.” [fabio melandri]