Albert Nobbs
id.

Anno 2011

Nazione UK, Irlanda

Genere drammatico

Durata 113'

Uscita 10/02/2012

distribuzione
Videa-CDE

Regia
Rodrigo Garcia
Sceneggiatura
Gabriella Prekop,
John Banville,
Glenn Close
Fotografia
Michael McDonough
Montaggio
Steven Weisberg
Scenografia
Patrizia von Brandenstein
Costumi
Pierre-Yves Gayraud
Musica
Brian Byrne
Produzione
Chrysalis Films, Mockingbird Pictures,
Parallel Film Productions,
WestEnd Films
Interpreti
Glenn Close,
Mia Wasikowska,
Aaron Johnson,
Janet McTeer,
Jonathan Rhys-Meyers,
Brendan Gleeson,
Mark Williams,
Brenda Fricker,
Maria Doyle Kennedy,
Pauline Collins

 

Un uomo che si traveste da donna (Tootsie, Mrs Doubtfire) spesso da risultati esilaranti; una donna che si veste da uomo da il più delle volte risultati angoscianti (Boys Don't Cry). E' il caso del dramma teatrale Albert Nobbs tratto da un racconto dello scrittore irlandese George Moore, portato in scena nel 1982 da Glenn Close ed oggi riproposto per il grande schermo dalla stessa attrice anche nelle vesti di sceneggiatrice e produttrice.

In una Dublino di fine Ottocento, che per colori, profumi e personaggi ricorda da vicino atmosfere dickensiane, Albert Nobbs è un domestico ligio al dovere del Morrison's Hotel. Qui tra pettegolezzi di terzo ordine, sogni di evasioni, piccole gelosie, la vita scorre dicotomica tra l'austerità delle regole di comportamento e servilismo e la bonarietà dei desideri dei protagonisti.

La forzata condivisone di una camera per una sera porterà Nobbs a rivelare la sua vera identità di donna con una passato violento alle spalle e la scelta della autocostrizione in abiti maschili per poter trovare posto in una società fortemente maschile e maschilista in cui la femminilità viene costretta e schiavizzata all'interno dell'intimità di una vita vissuta con lo sguardo rivolto sempre verso il basso.

Ma Albert Nobbs è tutt'altro che un film femminista, in quanto lo status quo non viene combattuto ma subito; non si punta al cambiamento ma all'adattamento; le regole non vengono messe in discussione, ma sfruttate, aggirate, piegate ove possibile; ci si adatta.
Qui risiede il cuore del film, che illustra invece che spiegare; sviluppa lo status quo invece che risalirne alle radici, lasciando nello spettatore un senso di incompletezza che lo accompagna per tutta la durata della visione.

Il film svela da subito la sua origine teatrale, dove prevalgono gli interni e dove gli esterni mimano quinte sceniche, con una Glenn Close impegnata in una recitazione molto compita ed introspettiva che richiama per certi versi l'Antony Hopkins di Quel che resta del giorno di James Ivory, pellicola con la quale questo Albert Nobbs condivide più di un tema come la contrapposizione tra i doveri della vita pubblica e le aspirazioni di quella privata all'interno dei quali i sentimenti vengono piegati alle convenzioni che castrano le personalità più deboli ed insicure. Ed alla fine rimane un'unica grande domanda che viene posta dal personaggio del medico condotto a chiusa della storia che rimbomba nei nostri cervelli come nei cuori: cosa spinge certe persone a vivere vite così miserabili? Già cosa... [fabio melandri]