L'ultimo di re di Scozia
The Last King of Scotland
Regia
Kevin MacDonald
Sceneggiatura
Jeremy Brock, Peter
Morgan, Joe Penhall
Fotografia
Anthony Dod Mantle
Montaggio
Bustine Wright
Scenografia
Michael Carlin
Costumi
Michael O'Connor
Musica
Alex Heffes
Produzione
DNA Films, Fox
Searchlight Pictures
Interpreti

Forest Whitaker, James McAvoy, Kerry Washington,
Gillian Anderson, Simon McBurney, David Oyelowo

Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
USA
Durata
121'
Distribuzione
20th Century Fox
Uscita
16-02-07

Avrebbe dovuto essere un'avventura selvaggia in un paese remoto il viaggio in Uganda per Nicholas Garrigan. Un anno sabbatico dopo la laurea in medicina. Un viaggio in cerca di avventure ed emozioni ma anche per aiutare un paese in grave difficoltà e bisognoso di aiuto.
Chiamato a causa di un curioso incidente automobilistico, Nicholas fa la conoscenza con Idi Amin, nuovo leader del Paese, nonchè megalomane omicida che si renderà negli anni colpevole della morte di più di mezzo milione di persone.
Ne conquista la simpatia divenendone medico personale e successivamente primo consigliere e confidente. Parallelamente diviene testimone di rapimenti, omicidi e atrovità dic cui egli stesso, seppur indirettamente, potrebbe esserne complice. Il suo miglior amico, diventerà presto il suo peggior nemico.
Ispirato a eventi realmente acaduti ed alla figura storica del dittatore Amin, L'ultimo re di Scozia - dalla passione del dittatore per la storia e la cultura scozzese - inventa il perosnaggio del giovane medico per indagare sull'ebrezza che il potere può creare ed i guasti che può portare.
Un viaggio quasi psicanalitico all'interno della mente di un dittatore a cui da anima e passione Forest Whitaker, in un ruolo acchiappa Oscar, come regolarmente successo.
Il regista Kevin McDonald è un documentarista affermato, grazie al successo di due opere quali One Day in September, sull'uccisione a Monaco di atleti israeliani da parte di un commando palestinese e La morte sospesa, sulla lotta per la sopravvivenza di un alpinista sulle Ande Peruviane. Questo fa si che l'estetica dell'opera ricalchi quella del documentario, con un grande uso della macchina a mano ed una fotografia che esalta i colori accesi di un continente pieno di contraddizioni.
Il risultato è però un eccesso di calligrafismo estetico ridondante a cui va da aggiungersi la poco felice scelta del co-protagonista James McAvoy, la cui monolitica espressione - nel senso che una ne ha e una ne usa per tutte le occasioni - ci accompagna con irritazione per l'intera pellicola, tanto che si finisce a fare il tipo per la sua soppressione.
[fabio melandri]




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