Intervista a Emanuela Barilozzi

[valentina venturi]

Sangue – La morte non esiste, prima fatica registica di Libero De Rienzo prodotta dalla Mikado. Nel cast Elio Germano, Luca Lionello e il regista stesso. La protagonista femminile è Emanuela Barilozzi. Nata a Roma, ha già preso parte a significative produzioni cinematografiche, come Sottovento (2001) con Claudio Amendola, “un’esperienza importante, nonostante non ci sia stato il meritato successo” a cui ha fatto seguito Velocità Massima (2002) di Daniele Vicari “In questo caso sono riuscita a comprendere alla perfezione che cosa mi stesse chiedendo il regista”, Buongiorno, Notte (2003) di Marco Bellocchio “Ho capito che cosa significhi trovarsi sul set di un vero maestro del cinema” e Anastezsi (2006) di Miguel Alcantud “Grazie a questo film mi sono resa conto della mia crescita: recito in inglese e al fianco di attori importanti come Derek Jacobi e Angela Molina. Un salto di qualità”. Cerchiamo di capire cosa invece ha imparato dal film di De Rienzo.

Il personaggio che interpreta in Sangue si chiama Stella.
Sono una giovane borghese, ma nell’accezione peggiore del termine. La mia vita è stata piena di incongruenze e di rapporti malati: dalla morte di mia madre il rapporto con Iuri, mio fratello nella finzione, si è deformato. Stella desidera allontanarsi dal mondo che la circonda e volare a New York per rifarsi una vita, ma la morbosa relazione che ha instaurato con il fratello le crea dei freni inibitori. È un ostacolo per il suo futuro.

Perché vive queste incertezze?
Tra Stella e Iuri esiste un legame più intenso e anomalo di quello tipico tra fratelli. Il film racconta la loro giornata: tra droghe e rave party Stella deve trovare la forza di rivelare al fratello di essere stata accettata dall’Accademia di ballo di New York e di voler partire. Ma non sarà così semplice.

È stato faticoso immedesimarsi in un personaggio così usuale?
Sono entrata nella vita di Stella completamente, senza alcun freno inibitorio. Non ho niente in comune con il personaggio che interpreto, ma spero di averlo reso credibile. Una vita del genere non è sana, ma può viverla chiunque. Per esempio, per prepararmi al provino mi sono rifatta alla vicenda descritta nel libro Trilogia della città di K di Agota Kristof.

Cosa le ha lasciato questa esperienza?
Una maggiore consapevolezza delle mie capacità interpretative. Sono e mi considero un’autodidatta: non ho fatto scuole né corsi di recitazione, non ho avuto un maestro o una guida. Sono convinta che sia la curiosità la molla che mi permette di diventare un’altra.

Progetti futuri?
Sto lavorando a un film a capitoli diretto da Fulvio Ottaviano. Non esiste ancora un titolo definitivo, ma il cast sì: oltre a me recitano Emanuela Galliussi e Luca Angeletti. È prodotto dall’Ambra Jovinelli e speriamo di riuscire a presentarne una parte durante il Cinema Festa Internazionale di Roma di ottobre.

 
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