Uno
Autore: Massimiliano Bruno Adattamento:
Regia: Barbara Marzoli
Scene: Maria Teresa Padula
Luci: Francesco Mischitelli
Musica: Alessandro Sammarini
Produzione: Associazione culturale Michele La Ginestra
Interpreti: Andrea Martella, Tiko Rossi Vairo, Alessandro Tirocchi, Alessandro Sammarini
Anno di produzione: 2009 Genere: monologo

In scena: fino al 15 Novembre 2009 al Teatro Sette di Roma, Via Benevento 23 00161 Roma

Tre vite, tre anime, tre sentimenti.
Uno scrittore (Alessandro Tirocchi) descrive la sua notte in giro per le strade della capitale; un attore (Andrea Martella) viene colto nel momento della resa dei conti; un feto (Tiko Rossi Vairo) ripercorre il numero di persone che hanno fatto parte della sua esistenza. “Uno”, testo di Massimiliano Bruno in scena al teatro Sette di via Benevento, offre una panoramica emotiva e contenutistica dei sentimenti che appartengono a tutti noi: la frustrazione professionale, la solitudine, l'amarezza di fondo che rischia di “colorire” la vita quotidiana, il bisogno di essere amati.

I protagonisti (a cui si aggiunge a buon diritto il musicista Alessandro Sammarini, che offre un'altra sfaccettatura dell'esistenza umana), attraverso la tecnica del monologo alternato e grazie alla capacità descrittiva propria di Bruno, riescono a trasformare le parole in immagini. Ecco perché la scena (a cura di Maria Teresa Padula) è scarna: non serve molto, giusto una panca, una finestra, una scrivania e un cartello automobilistico. L'occhio dello spettatore viene condotto per mano all'interno delle tre esistenze grazie all'interpretazione lucida e precisa degli interpreti in scena, che fanno proprie le parole precise e accurate del testo.

Delle loro esistenze, 'uno' solo sembrerebbe essere il principio fondante: l'amore. A cui si lega la cocente malinconia per come i sogni vengano traditi, traditi, cancellati. Se Tiko Rossi Vairo è il tipico uomo medio che nasce solo e muore solo, Alessandro Tirocchi ha l'occhio analitico e amaro dello scrittore (impossibile evitare di pensare che sia l'alter ego dell'autore). Infine Andrea Martella è il simbolo della frustrazione propria dell'attore che non vede riconosciuto il suo sforzo: non resta altro che lasciarsi volare via.

Barbara Marzoli sceglie di occupare l'intera scena, creando tre spazi interpretativi ben distinti attivati dall'alternarsi delle luci. Una scelta funzionale, ma abusata. La musica dal vivo di Sammarini arricchisce lo spettacolo, donando un utile senso di contemporaneità. [valentina venturi]