Autore
Paolo Macedonio, Alberto Lo Porto
Regia
Gaetano Aronica
Scene
Costumi
Luci
Coreografie
Musica
 
Un fulmine a ciel sereno” è esattamente ciò che accade al Teatro Lo Spazio: si viene fulminati da Paolo Macedonio e dal suo microcosmo di comicità e stranezza, in un monologo che esplode di divertimento. Da solo sul palco, con la camicia bianca sbottonata e gran disinvoltura, Macedonio fabbrica personaggi attraverso l’imitazione vocale, l’ecletticità del corpo e la mimica facciale.
Un fulmine a ciel sereno” è un’autobiografia che parte a metà anni ’90 dalla Sicilia, da Agrigento, passando per le aule della facoltà di Giurisprudenza di Palermo, fino ad arrivare a Roma. È la storia di un giovane fannullone che se la spassa dalla sera fino alle sei di mattina con i quattro amici «coglioni»; è la storia di un padre rigoroso, burbero, perennemente arrabbiato, in ansia per la vita sgangherata che Paolo conduce; è la storia della nonna, una vecchina dalla voce esile e nasale, premurosa, che ama coccolarlo e difenderlo persino quando, per una retromarcia maldestra, investe il nonno.

Macedonio è una sorpresa continua: sa scolpire con minuzia qualsiasi accento, vizio, abito o umore. In scena c’è ben poco: un tavolo di plastica da bar, una seggiola da ufficio, una specie di letto coperto da un telo da spiaggia e fondamentalmente le sue smorfie. La luce intermittente completa la scenografia. Sul palco si materializzano anche attori internazionali: Silvester Stallone, nelle battute di “Rambo”, studiato in ogni piccolo tic, identico nelle corde vocali a Joe Pesci in “Quei bravi ragazzi”, è anche Al Pacino in “Scent of a Woman”, mentre urla «voi state uccidendo l’anima di questo ragazzo». E l’anima di Paolo si illumina, come se “Un fulmine a ciel sereno” l’avesse di colpo scossa da una passione viscerale: la recitazione.

Un fulmine a ciel sereno” è un lavoro ben fatto e ben diretto, ma meritava maggiore attenzione. Quello di Macedonio è un lavoro di concentrazione vocale, di cadenze, suoni, accenti, imitazioni. L’imperfezione dello staff tecnico e la mancanza di un supporto adeguato, sono stati dannosi: sgradevoli gli attacchi musicali sulle battute e la distorsione della voce falsificata dalla cattiva amplificazione del microfono. Nonostante gli ostacoli sonori e l’emozione, quello che resta è la genuinità di una storia normale, sublimata dal racconto assurdo e magico di un trasformista. [serena giorgi]

Interpreti
Paolo Macedonio
Produzione
Teatro Lo Spazio
In scena
fino al 27 ottobre al Teatro Lo Spazio | Roma
Anno
2013
Genere
monologo