E' vietato digiunare in spiaggia. Ritratto di Danilo Dolci
Autore: Renato Sarti, Franco Però
Regia: Franco Però
Scene: Andrea Viotti
Musica: J.S. Bach, Antonio Di Pofi
Produzione: Teatro della Cooperativa, con il contributo della Provincia di Trieste – Assessorato alle Politiche di Pace e Legalità
Interpreti: Paolo Triestino, Alessio Bonaffini, Diego Gueci, Renzo Pagliaroto, Domenico Pugliares, Francesco Vitale
Anno di produzione: 2007 Genere: biografico
In scena: al Teatro Valle, dal 16 al 28 ottobre 2007
Info: Teatro Valle, Via del Teatro Valle, 21- 00186 Roma. Tel. 06.68.80.37.94. Botteghino: dal martedì al sabato ore 10.00-19.00, domenica ore 10.00-19.00, dalle ore 20.00 biglietteria spettacolo serale, lunedì riposo.
Tourné: a Milano dall’8 novembre al 2 dicembre.

Il sipario del Valle di Roma si è aperto il 16 ottobre sullo spettacolo È vietato digiunare in spiaggia. Ritratto di Danilo Dolci un testo di Renato Sarti e Franco Però con la regia di Franco Però. Una prima acclamata dalla presenza di Fausto Bertinotti che ha vestito i panni di Piero Calamandrei, padre della patria, tra le più carismatiche personalità della sinistra italiana. Il testo ha come fulcro l'attività in Sicilia di Dolci, lo sciopero “alla rovescia” del 1956, quando con un gruppo disoccupati ripristinò gratuitamente una strada pubblica di campagna per dimostrare la volontà di lavorare dei “banditi” (così venivano chiamati i disperati che rubavano per fame), al grido di “Nessuno potrà impedirci di lavorare, insieme, disciplinati”.
Sul palco da una parte cinque attori che di volta in volta danno voce ai poveri, agli avvocati, al pubblico ministero, agli onorevoli che, dopo l’arresto di Dolci, infiammarono la Camera e il Senato con vibranti interpellanze parlamentari. Dall’altra un attore, Paolo Triestino, perfetto nella figura del protagonista, che ascolta, comprende, traduce in lotta non violenta e amplifica a livello nazionale le tragedie di una Sicilia affamata e violenta. Lo spettacolo raggiunge il climax nel processo istruito per lo sciopero del '56. L’intensa arringa, pronunciata da Pietro Calamandrei, qualche mese prima di morire - e nelle cui vesti si alterneranno nel corso delle serate tra gli altri Leoluca Orlando, Dacia Maraini e Vera Michelin Salomon – si compone di dodici minuti tesi e suggestivi, con riferimenti all'articolo 4 della Costituzione e all'Antigone. Al centro della scena c'è il Danilo Dolci poeta e idealista, il combattente con le armi della parola, quella forte, vicina a quella di un altro siciliano, che pure viene ricordato in scena, Elio Vittorini, lo scrittore rivoluzionario “che riesce a porre attraverso la sua opera esigenze rivoluzionarie diverse da quelle che la politica pone; esigenze interne, segrete, recondite dell'uomo ch'egli soltanto sa scorgere nell'uomo”.
Candidato più volte al Premio Nobel per la pace, Danilo Dolci, “sarebbe più noto di quello che è – come ricorda Erich Fromm – se la maggioranza degli individui non fosse così cieca davanti alla vera grandezza”. Così dopo 10 anni il teatro lo riporta in vita, con la carne e le ossa delle sue idee, e gli regala un attimo di meritata eternità. [s. pisu]