L'arte della fuga
Autore: Roberto Garcia
Regia: Paolo Pasquini
Scene: Costumi:
Pianoforte e voce: Marta Scelli Musica:
Produzione: I due della Città del Sole, Teatro Stanze Segrete
Interpreti: Massimiliano Giovanetti
Anno di produzione: 2010 Genere: monologo
In scena: fino al 19 dicembre al Teatro Stanze Segrete di Roma

In prima nazionale al teatro Stanze Segrete lo spettacolo "L'arte della fuga", un monologo imperniato sulla vita del famoso pianista/interprete: Glenn Gould. Difficile pensare ad una lectio magistralis sulla musica, resa con la giusta leggerezza e considerando l'argomento, erroneamente riservato ai pochi esperti della materia, capaci di decifrare uno spartito e capire che differenza c'è tra un accordo in mi minore o in maggiore. Nonostante la domanda principale sia se la musica si renda quale espressione o forma, ossia una questione filosofica, tuttavia anche lo spettatore comune rimane affascinato e coinvolto da uno spettacolo diverso dagli altri.
Si parla poco di musica classica, se non in settori ben specifici: si ascolta poco Bach, Chopin, Mendelssohn, a meno che non si abbia un passato di pianista o melomane. Invece quando si entra nello spazio di Stanze Segrete, (per chi non vi è mai stato, la sensazione è effettivamente di essere in una stanza), quasi in punta di piedi, in un silenzio sacro, magicamente il pubblico inizia a far parte della vita del maestro Eisenbach, le lezioni pomeridiane, le esercitazioni con l'allieva Claudia, ascoltando bellissime melodie romantiche, accompagnate dal pianoforte dal vivo. Tutto questo avviene nell'arco di un'ora circa, lasciando nella platea una diversa percezione del tempo e dello spazio, creata proprio dalla musica. Gli spunti di riflessione svelano che in fondo la musica non è solo qualcosa di astratto, è un linguaggio universale che arriva velocemente, attraverso strade di cui forse non si e' perfettamente consapevoli, non solo una questione intellettuale.
Capace e commovente Massimiliano Giovanetti, protagonista del monologo, affiancato da una pianista che a tratti dialoga con lui. Interessante e molto semplice il taglio registico, che lascia le redini all'attore, in grado di esprimere i diversi stati d'animo del maestro di pianoforte e concertista, fino alla pazzia e ad un inevitabile destino. Discreto l'utilizzo delle luci.
[annalisa picconi]