L'arte della commedia
Autore: Eduardo De Filippo Adattamento:
Regia: Stefano Messina
Scene: Alessandro Chiti Costumi: Isabella Rizza
Musica: Pino Cangialosi Luci:
Compagnia: Attori & Tecnici
Interpreti: Stefano Altieri, Renato Scarpa, Carlo Lizzani, Massimiliano Franciosa, Roberto Della Casa, Annalisa Favetti, Riccardo Cascaden, Michele Lella, Ludovica Rosenfeld
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia
In scena: fino al 12 febbraio 2009 al Teatro Vittoria

In scena al Vittoria fino al 12 febbraio la commedia di Eduardo De Filippo che suscitò, al suo apparire nel 1965, tante polemiche, da meritare una censura televisiva per la sua "pericolosità". In verità si scopre un testo eccellente, meticoloso, intelligente e arguto; gronda attualità in ogni espressione, da leggere, rileggere e scoprire.
Su L’arte della commedia Eduardo dichiarò: "Tenete presente che questa commedia non l'ho scritta solamente per la gente di teatro – come alcuni affermano -, ma per tutti noi, giacché i problemi di cui tratta riguardano la nostra vita e quella dei nostri figli". Entrando in platea ciò che immediatamente colpisce è il palcoscenico, che si prolunga all’interno della platea. La scena entra così tra il pubblico, nella sua vita.
Il capocomico Campese, interpretato da Stefano Altieri, è un uomo qualsiasi; al cospetto del prefetto si presenta dimesso, ma con l'orgoglio del mestiere di “attore”, che è vivo e pulsa in ogni espressione, parola, pensiero che con chiarezza e lucidità porta nei suoi discorsi. La sua lucidità cozza con l'ipocrisia latente e la confusione evidente del prefetto (Carlo Lizzani). Campese non vuole soldi né favori; cerca solo la presenza del prefetto al suo spettacolo per dare al lavoro della compagnia il giusto peso sociale. Ma proprio qui si capisce che non c'è nulla di divertente o di estroso; non c'è alcun fascino artistico. Esiste solo la volontà di porre l'attore, il suo mestiere e la funzione che svolge nella società sullo stesso piano di un bancario, un panettiere o di un medico. E questo rende furioso il prefetto, rappresentante di quella classe dirigente che si prende i meriti delle opere atte al "bene della società".
"Il governo - dice Campese al suo irritato interlocutore -, si fa in quattro per sollevare le sorti del teatro, ma gli uomini responsabili cui è demandato il compito, si sono sempre fermati ai margini del problema. Le cose fatte a metà non hanno mai dato buoni risultati. Il teatro si dibatte in un clima di assoluta confusione, la quale determina nel pubblico quel disorientamento che viene poi interpretato, non sappiamo se in buona o in cattiva fede come crisi teatrale".
Un grande testo con una messa in scena impeccabile diretta da Stefano Messina; un ritmo serrato e ben distribuito e una grande prova d'attore per tutta la compagnia capeggiata dal Capocomico Altieri. [alessandra pistolesi]