L'aria del continente
Autore: Nino Martoglio
Regia: Antonello Capodici
Scene: Salvo Manciagli Costumi: Carmen Ragonese e Riccardo Cappello
Luci: Moonlight di Riccardo Nicoloso
Musica:
Produzione: Teatro Al Massimo Stabile di Palermo
Interpreti: Patrizia Pellegrino,Enrico Guarnieri, Vincenzo Volo, Cosimo Coltraro, Carmelo Di Salvo, Rosario Marco Amato, Mirella Petralia, Nadia De Luca, Mario Sapienza, Amalia Contarini
Anno di produzione: 2011 Genere: commedia

In scena: fino al 20 febbraio al Teatro Manzoni di Roma

L’aria del continente” è uno spettacolo che sorprende per semplicità e tradizionalismo. La commedia di Nino Martoglio, ambientata nei primi del 900, narra le avventure del ricco possidente Duccio Cola (Enrico Guarnieri), di un piccolo paese siciliano che si reca a Roma per in intervento chirurgico di appendicite. Galeotta la trasferta, Duccio si innamora della soubrette Milla, (Patrizia Pellegrino) che lo segue in Sicilia, portando scompiglio nella sua tranquilla vita familiare isolana.
La commedia segue meccanismi collaudati, si serve di personaggi stereotipati e di strafalcioni verbali (espressione di un linguaggio comico inflazionato, che ricordano il Nino Frassica televisivo). Comicità troppo convenzionale, nonostante il testo sia ben scritto, per far ridere: basti pensare che la risata nasce dalla sorpresa, dall’imprevisto, dalla rottura di una consuetudine. E qui è tutto molto prevedibile, dall’inizio alla fine.
Facile immaginare che una soubrette abituata ai teatri della capitale sarà in grado di affascinare e stordire i compaesani di Duccio, così come normale è la reazione della sorella-padrona di casa, Mariastella, tutrice dello status quo familiare. Il personaggio di Duccio è bonario, si gode la sua felicità illusoria, ma nei monologhi fuori scena emerge l'amarezza, la malinconia della sua solitudine, che anticipano l’epilogo finale.
Enrico Guarnieri è molto versatile, abile nel passare dal registro del signorotto di campagna all’uomo malinconico. Patrizia Pellegrino interpreta il suo personaggio televisivo con l’abituale leggerezza e entusiasmo, con tempi e voce poco teatrali. Tutti gli altri interpreti sono molto bravi nel dar vita a personaggi che sembrano uscire da un romanzo di Verga.
Da ricordare il breve momento di intensità, regalato da uno dei compaesani di Duccio (Rosario Marco Amato) che canta una canzone d’amore in dialetto siciliano accompagnato dalla chitarra.
Nel complesso uno spettacolo tradizionale, dal risultato sicuro, ma senza brividi. [deborah ferrucci]